Il mal di schiena
by X66XViewed: 1234 times Comments 2 Date: 12-08-2023 Language:
IL MAL DI SCHIENA
Era autunno, quasi inverno e una sera uggiosa mia moglie Carla (nome di fantasia) mi disse che suo nipote Franco (nome di fantasia) gli aveva chiesto se io potevo andare a casa sua a fare una iniezione alla sua compagna che da qualche giorno soffriva di un tremendo mal di schiena e per questo motivo il medico gli aveva prescritto dei farmaci da assumere intramuscolo. Siccome era risaputo che in famiglia gli unici ad essere “capaci” di fare una tale iniezione eravamo io e mia cognata, ma che la stessa era via per qualche settimana per questioni di lavoro, la scelta della operazione era ricaduta su di me. La compagna di Franco, Luisa (nome di fantasia) ha 30 anni circa, è molto bella (assomiglia alla Bellucci), un visino dolce e pulito, un corpicino da favola e soprattutto un sedere da 100 e lode. La richiesta di Franco mi sorprese un poco e allo stesso tempo mi intrigava ed eccitava. Però sapevo bene che non era il caso di viaggiare troppo con la fantasia tant’è che era sempre una donna di famiglia e che dovevo fermare sul nascere qualsiasi istinto sessuale. La sera stessa, io e mia moglie, andammo a casa del nipote, ci apri l’uscio di casa proprio Franco e sul divano del soggiorno, in preda a dolori abbastanza forti vi era Luisa che accennò a un leggero sorriso e trascinandosi in camera da letto, si posizionò sul letto matrimoniale per agevolarmi il compito nell’effettuare l’iniezione. Nella camera mi seguirono sia Franco che Carla. Luisa, aiutata dal compagno, tirarono giù il pantalone della tuta e parte delle mutandine rosa e scoprì una piccola fetta di natica, tanto da bastare per effettuare la puntura. Mi avvicinai armato di siringa e anche se era poco la porzione di culo esposto alla mia vista, sudai freddo e notai quel bel colorito roseo e una pelle liscia e quel accenno di solco invitante ed eccitante. Feci in fretta cercando di non palesare la mia eccitazione e tirai su il lembo della mutandina per ricoprire la natica, e nel farlo volutamente le struscia leggermente l’indice sul culo. Forse nemmeno se ne accorse del mio dito tant’è che si complimentò per la delicatezza con la quale avevo effettuato l’iniezione e che non aveva sentito affatto la puntura dell’ago, anzi aggiunse che ero stato molto più bravo della suocera che in qualche altra occasione aveva provveduto lei a fare. Di buono c’era che il medico gli aveva prescritto una confezione da sei fiale da fare intramuscolo, una al dì, ogni sera. La seconda sera, stessa scena, stessi attori, stessa visione, (anzi leggermente qualche centimetro in più scoperto di natica) e stessa eccitazione. La terza sera, Carla non potette seguirmi perché dovette andare a una cena di lavoro e sapevo che sarebbe rientrata non prima delle 23.00. Pertanto io, appena lei uscì, verso le 20.00 mi recai da Luisa. Franco appena mi aprì la porta mi chiese di sua zia e avuto delucidazioni circa la sua assenza sembrò cambiare umore e una strana luce si accese nei suoi occhi. Io pensai che mi ero confuso e avevo frainteso. La stessa reazione e la stessa luce negli occhi la notai quando anche a Luisa gli dissi dell’assenza di Carla. Un indizio non fa una prova, ma forse due si. Sarà ma forse era ciò che la mia immaginazione volesse che accadesse o forse ….... Luisa disse subito che si sentiva molto meglio e che forse era la medicina che faceva effetto o che forse era “l’infermiere” che nel farle magistralmente favoriva la ripresa del suo stato di salute, aggiungendo una risatina dolce e maliziosa al tempo stesso. Dopo il “rito” del caffè ci spostammo in camera da letto e Luisa mi precedeva e nell’incedere si voltò alcune volte e nel farlo mi elargiva sorrisi sempre più ammalianti e sculettava in modo provocante. Appena entrò in camera vidi che cercò con lo sguardo il compagno, come se volesse che lo stesso gli desse il consenso di… Difatti Franco con la testa accenno un piccolo movimento in senso di assenso e contemporaneamente si accese nel suo viso quella luce che avevo notato al mio arrivo ma stavolta era molto più chiaro ed esplicito. Luisa a quel punto, avendo avuto l’approvazione del compagno inscenò uno strano movimento teso a scoprirsi dei suoi abiti e fece scivolare a terra la tuta che indossava senza limitarsi a scoprire solo le natiche, io intuendo ciò che stava per accadere cercai a mio volta lo sguardo di Franco che per tutta risposta mi disse: “zio dimmi la verità, ti piace Luisa?”, “Certo che mi piace” mi affrettai a dire e aggiunsi “E’ davvero bellissima e ha un corpo stupendo” . Luisa dal canto suo aggiunse: “Sai io l’altro giorno ho sentito il tuo dito che sfiorava la mia pelle e che nel farlo c’era qualcosa di sottilmente erotico” poi prese la mia mano, cercò il mio indice e lo riappoggiò sul suo bel culo e mi disse: “dai, rifallo, fammi sentire di nuovo quella sensazione”, non mi feci pregare e, dapprima la sfiorai delicatamente e con estrema lentezza feci scendere giù il mio dito sino ad arrivare all’entrata posteriore del paradiso. Si perché era davvero un paradiso quel suo culetto da 100 e lode. Franco assistette in silenzio e con le mani stava martoriando, da sopra il pantalone, il cazzo che gli era già diventato duro. La stessa cosa mi stava succedendo a me, ma a differenza di Franco a blandire il mio cazzo ci aveva già pensato Luisa. Lo faceva in maniera così armoniosa e sensuale che il cazzo mi divenne in un lampo di marmo e non era più accettabile tenerlo costretto negli slip. Luisa intuì la situazione e dopo essersi accovacciata, liberò dalla schiavitù degli slip il mio cazzo e dopo averlo contemplato un poco e allo stesso tempo menato dolcemente e lentissimamente lo indirizzo verso la sua bocca. Franco nel frattempo aveva anch’egli provveduto a tirare fuori il suo cazzo che notai non essere affatto piccolo, era meno largo del mio ma ugualmente lungo. Intanto Luisa aveva iniziato un lavoretto di bocca niente male, si stava dedicando con estrema abnegazione al suo compito e si gustava con enfasi il mio cazzo, slinguava la cappella, baciava tutta l’asta e di tanto in tanto lo infilava in bocca e lo faceva scendere giù quasi del tutto arrivando al punto quasi di soffocare ed avere degli accenni di conato. Ogni tanto farfugliava qualcosa che non riuscivo però a capire e solo dopo alcune esternazioni capì che diceva: “questo lo voglio tutto nel culo”. Liberatomi di tutti gli indumenti, feci alzare Luisa, la baciai sul collo, morsi le sue dolci carni, mi impadronii dei suoi capezzoli e li tormentai con la lingua. Poi la distesi sul letto e dopo avergli sfilato l’intimo mi tuffai fra quelle sue bellissime gambe e inizia a leccare la sua fica e mordicchiare, succiare e leccare il suo clitoride. Era in estasi e con le mani mi spingeva la testa verso il suo ventre e in preda ad un primo orgasmo mi regalò la degustazione dei suoi umori. Franco si era spogliato completamente. Si era accomodato su di un lato del letto e ci incitava, ma soprattutto si rivolgeva a Luisa esortandola a dare il meglio di sé e a far vedere quanto era Troia a letto, gli chiedeva se le piaceva e se voleva provare a prendere il cazzo dentro. Luisa ascoltando le incitazioni del compagno mi chiese di penetrarla e di farlo senza pietà. Che la dovevo far godere e che voleva essere trattata come la più lurida delle troie. Anche stavolta non resistetti elle imprecazioni di Luisa e in men che non si dica le ero entrato dentro, dapprima teneramente e lentamente ma poi sempre più forte e con più vigore fino al massimo delle mie potenzialità che culminarono in un tremendo orgasmo di Luisa. Franco alla visione di tutto ciò non resistette e si avvicinò a Luisa e le infilò il suo cazzo in bocca. Lei ne fu felice e si avvinghiò al membro del compagno come se dovesse aggrapparsi a un laccio lanciato a un naufrago. Poi fu lei stessa a voler cambiare posizione e a chiedere di essere presa a pecorina e che dovevo provare a incularla. Cosa volere di più dalla vita? Una donna bellissima con un corpo da favola e un culo scolpito da Michelangelo che ti chiede di fare l’atto più arrapante del mondo. La posizionai nel modo migliore possibile, la leccai il buchino stretto con estrema dedizione, le poggiai la cappella all’ingresso del paradiso e pian piano iniziai ad entrare nel suo culetto. Dopo qualche istante di leggera ritrosia, iniziò a gradire e si apri dolcemente alla penetrazione che volli che fosse lenta ma inesorabile. Quando le fui dentro per quasi l’intera asta si sciolse del tutto e iniziò ad implorarmi di fare con forza e di farla godere ancora, e ancora. Franco quasi non parlava più, era allibito e eccitato allo stesso tempo e si destò da quella condizione solo allorquando Luisa gli chiese di essere presa da entrambi. Franco si distese supino di fianco a Luisa, io mi staccai da lei e Luisa si andò ad impalare sul compagno, si voltò verso di me e con lo sguardo delle più smaliziate delle troie mi disse: “RIEMPITEMI”. La via del culo era ormai fatta, non fu complicato effettuare la famosa “doppia” fu invece un po' più difficile trovare il ritmo giusto nel possederla, ma ci riuscimmo alla grande e le regalammo forse il momento di goduria più bello della sua vita. Venimmo più o meno tutti insieme e la riempimmo anche di tanta sborra. Subito dopo l’amplesso ci volle qualche minuto per riprendere fiato ma poi ci guardammo in faccia tutti e tre, ci abbracciammo e scoppiammo a ridere di gusto e siccome era stata definita da tutti “cosa buona e giusta” ci promettemmo di rifarlo quanto prima possibile.