Lucia, la mamma di Francesco. Atto II
by StuzzicamiVu: 220 fois Commentaires 1 Date: 30-04-2023 Langue :
La passera di Lucia aveva un sapore forte, acre e al contempo dolce. Ero così infoiato e attratto da quella meravigliosa vagina matura che il succhiarla, saggiandone ogni millimetro, mi sembrava la cosa più naturale, piacevole ed eccitante che si potesse desiderare al mondo. Avrei potuto continuare a farlo per il resto della vita. Lei, senza battere ciglio, senza proferir parola, si limitava a spingere il bacino verso il mio volto, a stringere le mani dietro alla mia nuca e ad avvilupparmi con le cosce la testa, trascinandomi a se. Succhiai a lungo quell’incantevole fiorellone maturo, lo leccai per bene tutto e poi tornai a ciucciarne le labbrone che si distendevano frastagliate verso di me, aprendosi quasi come i petali di un fiore di fronte al calore e alla luce del sole. Mi staccai un attimo, mi beai ancora dello splendore, di tale e tanta magnificenza e poi presi tra le labbra il grosso clitoride che si ergeva in tutta la sua maestosità. Iniziai a spingere dentro a quella fornace scura la mia lingua come a scoparla e lei apprezzò, eccome. Che fica, cazzo, stavo divorando la passera della madre del mio amico Francesco sul divano di casa sua e avrei potuto continuare senza indugi per ore e ore. E invece Lucia venne: ad un certo punto sentii premere maggiormente mani e cosce, spingere ulteriormente il bacino verso di me e guardandola negli occhi la vidi godere. “Ahhhhhhhhh Marcello, santo cielo che bocca hai… Mi stai facendo godere come una pazza… Dio mio come mi piace, godo, ti prego continua, succhiamela tutta“.
Erano le prime parole che proferiva dacché iniziammo a baciarci, da quando mi disse con malcelato pudore “Averti qui, solo con me, chissà cosa pensi di me, la mamma di Francesco, il tuo amico” Subito dopo, quando le risposi “Che mai potrei pensare signora Lucia? Sono a casa sua, sorseggio un bicchiere di delizioso rosso in compagnia di una fascinosa donna” le nostre bocche si unirono, le nostre lingue si scoprirono e poi la mia ha assaggiato lei, i miei sensi si sono riempiti di lei, deliziosa femmina dei miei più viziosi desideri.
Iniziò a muovere fianchi e bacino, la morsa delle sue cosce si fece così stretta e forte che quasi mi sentii soffocare ma fu il getto di umori densi e gustosi che mi riempirono viso e, soprattutto, bocca a darmi maggior soddisfazione. Venne in un orgasmo prolungato, ululando di piacere, godendo della mia bocca avida dei suoi deliziosi succhi di femmina.
“Ahhhh sì, tesoro, vengooooooooooooooooooooooooooooo, sì…. ti vengo in faccia, senti come godo? Godo della tua bocca gioia mia, che bello sì…”. Bevvi, succhiai, aumentando foga e ritmo, mulinando la mia lingua con le sue deliziose labbra scure e ingurgitando una quantità infinita di succulenti effluvi di donna.
Continuai a leccarla, con minor vigore e con maggior calma e delicatezza, pulendole per bene la passera: i folti e lunghi peli scuri erano imbibiti del suo orgasmo e io, come un premuroso e zelante spazzino, mi premurai di leccare per bene tutto, detergendole la passera con la lingua, succhiando ogni goccia del suo succo. Succhiavo, leccavo con dovizia e perizia fino a quando, completamente rilassata, mi disse: “Ora basta tesoro, ora voglio assaggiare io te, fammi sentire il tuo sapore di maschio”. Allentò la morsa delle gambe, e con le mani mi invitò a staccarmi da lei. Sapevo di fica, della sua gustosissima e odorosissima passerona, ne avevo pieno il volto, ubriache le nari, zeppa la bocca, colmo l’esofago. Mi alzai e la baciai, ci baciammo a lungo fino a quando mi mise una mano sul petto e spingendomi con delicatezza mi invitò a distendermi sul divano.
Mi guardò negli occhi, con quei suoi occhi carismatici e maliziosi e iniziò con il togliermi le scarpe. Mi tolse anche i calzini e poi, dopo aver poggiato le mani sul mio pacco, iniziò a sbottonarmi i calzoni. Nel mentre il suo sguardo era fisso su di me. Nuovamente silente, di nuovo lasciva e magnificamente viziosa, stava conducendo le danze così come voleva lei. Autoritaria e sicura di sé, mi tolse la cinta, poi prese i pantaloni per i fianchi e me li sfilò, prima una gamba e poi l’altra. Li gettò a terra, al suo fianco, e fece altrettanto con il boxer. Me lo tolse in un battibaleno, sempre guardandomi negli occhi. Io, da par mio, non battevo ciglio e mi limitavo a fissarla comunicandole, con lo sguardo, tutto il desiderio e la voglia che avevo di lei. Mi tolse i boxer che finirono accanto ai pantaloni e finalmente mi guardò il cazzo. Per la prima volta vide il mio membro che, per forza di cose, era eretto all’inverosimile, marmoreo e pulsante, desideroso di sparire dentro di lei. Lo afferrò saldamente, con maestria, lo prese alla base e, con sapiente voracità, se ne riempì la bocca. Sentivo il glande che s’infilava dentro alla sua gola. Che sensazione magnifica. Gemetti. “Ahhhhhh”. Alzò lo sguardo e salendo con la testa lo estrasse per intero guardandomi. Iniziò a succhiarmi la cappella, gonfia e violacea, sembrava un’idrovora tanta era la pressione che percepivo. Poi concentrandosi sul batacchio tornò ad infilarselo in gola. Vederlo sparire tutto, e vi dico tutto, dentro la sua bocca mi fece trasalire. Vidi il suo naso poggiarsi sui peli del mio pube e il mio cazzo nascosto dentro la sua famelica bocca di vacca vorace: il mio glande pulsava costretto nella sua gola. Ripeté quel delizioso servizio una decina di volte. Poi si tolse il membro dalla bocca e scese a leccarmi i testicoli. Maestra e deliziosa anche in questo, si riempì la bocca con le mie palle e giocandoci con la lingua mi procurò un altro gemito. “ahhhhhhhhh”.
Alzò lo sguardo e, guardandomi con vizio, iniziò a leccarmi i coglioni come se non desiderasse altro. “Ti piace? Ti piace come ti succhio Marcello?” mi disse mentre la guardavo godendomi il suo meraviglioso lavoro. “Sì Lucia. Come potrebbe non piacermi?” Le risposi e lei, di contro, mi sollevò le gambe e si mise a leccarmi prima il perineo e poi il buco del culo. Cazzo, che sensazione meravigliosa. Non potevo che vederne i capelli, ma sentirla lavorarmi con la lingua culo e perineo mi fece impazzire. Cercò anche di infilare la lingua dentro l’orifizio anale e dopo un tempo che non saprei definire, tornò su, riprese a succhiarmi la verga e, aiutandosi con la mano, continuò per alcuni minuti fino a quando mi sentì irrigidire. Stavo per venire, lei lo capì e tornò a guardarmi. Io, perso nelle mille emozioni e sensazioni, incrociai il suo sguardo e, occhi negli occhi, le venni in bocca scaricandole il mio copioso e caldo nettare in bocca, premendole le mani dietro alla nuca. Succhiò tutto il mio denso sperma senza aprire la bocca, trangugiando ogni goccia di seme fino a spremermi il bastone a dovere, continuando a fissarmi, senza mai staccare i suoi occhi dai miei. Io, ovviamente, godetti come un porco, lanciando versi indicibili. Il mio cazzo, tuttavia, pur perdendo il vigore iniziale, non accennava a tornare a riposo e, lei, dopo averlo ripulito come si conviene alla migliore delle gheishe, lo baciò un’ultima volta e poi rivolgendosi a me, mi disse: ”Che delizioso sapore hai tesoro, e che gustoso cazzo…”. Sorrise, la presi sotto le ascelle e la feci salire, montandomi cavalcioni sopra e la baciai. Come prima mulinammo a lungo vorticando le lingue con passione, trasporto e desiderio, scambiandoci i rispettivi sapori.
Si adagiò su di me premendo il petto contro il mio e strofinando la vagina sul mio uccello che, in men che non si dica, aveva ripreso il turgore di poco prima. Ci baciammo per lunghi minuti, abbracciandoci come due adolescenti e unendo i nostri corpi con forza e desiderio. Senza staccare le labbra dalle sue le tolsi la camicetta di raso, facendole alzare le braccia e poi le slacciai il gancetto del reggiseno appropriandomi per la prima volta di quella straordinaria magnificenza di mammelle. Carezzavo, anzi strizzavo, quel seno enorme, percorrendolo con le mani nella sua totalità. Probabilmente una sesta misura, decisamente sode per età e dimensione, con due grandi areole scure con al centro due bottoni che parevano i tappi delle bottigliette di plastica per quanto erano grossi e pronunciati. La feci distendere sulla seduta del divano e la guardai. Aveva indosso esclusivamente le autoreggenti e le scarpe, nere con un modesto tacco. Era una favola, una visione incantevole si offriva ai miei occhi. Una donna matura, un fisico femminile e prorompente, una sensualità tracimante, un seno da infarto, una vagina impressionante e due cosce tornite fasciate da un paio di calze grigie. Peraltro, era Lucia, la mamma di Francesco e la qual cosa non faceva che aumentare esponenzialmente il già elevatissimo tasso erotico della meravigliosa, incredibile situazione. Mi tolsi la camicia e rimasi nudo anche io. Poi mi coricai su di lei e la baciai di nuovo, ancora, a lungo, strizzandole i capezzoli come a volerli spremere. Mi staccai a malincuore dalla sua voluttuosa bocca per scendere a succhiare tanta grazia di seni. Una sola mano non poteva che cingerne poco meno di metà alla volta, ma con i denti morsi quei fantastici bottoni duri e protesi verso di me e, al contempo, li succhiavo con tutto il desiderio che avevo in corpo. Succhiavo e mordevo, strizzandole i seni con forza e vigore. Uno alla volta. Scesi ancora, ulteriormente, leccandole ogni centimetro di pancia, che ancorché appesantita, non era comunque flaccida, fino a percepire con le nari l’avvicinarsi del suo fiore. Arrivai ai peli del pube. Li annusai e li baciai e continuai la discesa fino a ritrovarmi tra le sue cosce, di fronte alla sua incantevole passerona matura. La guardai, mi guardava, tornai a leccargliela, con maggior dimestichezza rispetto a prima ma con ancor maggior desiderio. Che fica sublime. Gli odori, i sapori che in precedenza conobbi per la prima volta, ora erano un piacevole e appetitoso pasto per le mie fauci, sempre più desiderose e affamate di lei. La leccai a lungo, guardando, osservando e ammirando ogni centimetro di quel meraviglioso, stupefacente fiorellone che Lucia mi offriva con tanta generosità. Lei, nel mentre, mi carezzava la testa e io, sollevandole le gambe che adagiai con forza sulle mie spalle, scesi ancora leccandole perineo e un raggrinzito e scuro orifizio anale. Saggiai un sapore nuovo, più forte, intenso e acre di quello della sua vagina, infilai la lingua nel pertugio che sembrava volersi dischiudere per concedermi di essere penetrato ed esplorato a dovere. Infilai un dito dentro e tornando a riempirmi la bocca delle sue meravigliose e carnose labbrone scure, continuai a masturbarle il culo. Il dito che era entrato con estrema facilità, agevolato dai copiosi succhi della sua vulva, faceva avanti e indietro per la sua intera lunghezza dentro al suo sfintere. Le succhiavo la fica, le penetravo il culo e la guardavo negli occhi. Lei tratteneva a fatica alcuni gemiti e mi guardava vogliosa. Aggiunsi un dito, poi un altro e con tre dita dentro al suo “buchetto” la sodomizzai continuando senza sosta a leccarle e succhiarle la passera, divorandole il clitoride. Venne, gridando, contorcendosi e ansimando. Di nuovo bevvi tutto, senza perdermi nemmeno una goccia di quel distillato di femmina che così tanto mi inebriava e di cui ero intenzionato ad ubriacarmi.
Lei spossata, estasiata, ruppe il silenzio dicendomi:
Marcello, tu mi farai impazzire e e e e e
.
Salii, la baciai in bocca e poi guardandola negli occhi, rossa e provata dal recente orgasmo, le risposi:
Io già sono pazzo di te, Lucia
.
Per la prima volta, in vita mia, le avevo dato del tu.
Non che me lo concesse, mi sembrava un diritto acquisto, a questo punto...
Continua…