ИСТОРИЯ НАЗВАНИЕ: Roma Puttana (la conclusione) 
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Roma Puttana (la conclusione)

by Aureliano
Посмотрели: 502 раз Комментарии 0 Date: 17-03-2020 Язык:Language

Iniziò così un periodo in cui mi trovavo a lavorare per Franco e a fottere sia con Valentina che con Cristina.
Valentina non sapeva che scopavo anche la madre, mentre Cristina ogni tanto mi chiedeva di interrompere i miei incontri con la figlia.
“Cosa la vedi a fare, la rovini così… e poi continui a venirle dentro..e se rimane incinta?”.
In realtà Cristina dietro la preoccupazione da madre nascondeva anche una lieve gelosia, non di me sicuramente, ma della giovinezza della figlia.
Non avrebbe dovuto preoccuparsene. Cristina aveva un corpo ancora da ragazza ed i trattamenti di bellezza e le lunghe sedute in palestra avevano contribuito a far si che la tonicità delle sue gambe e del suo sedere non calasse di un minimo.
Scopare con entrambe era diverso e piacevole. Valentina usava il suo corpo come possono fare solo le ragazze, concedendosi alla scoperta di ogni gioco. La prendevo sempre con molta foga, e spesso compiaciuta. La legavo al letto sia le mani che i piedi lasciandole i buchi oscenamente aperti, per poi colmarla con il mio grosso cazzo, fino a quando gli umori della sua voglia si avvolgevano intorno al mio pene duro.
Le tenevo le gambe larghe e la scopavo sia in figa che in culo, abituandola così a ricevere il cazzo anche in questa seconda via.
Aveva la disinvoltura di chi non ha nulla da perdere, ed una volta l’avevo scopata nei bagni dell’università con le mani appoggiate alla tazza del water, mentre le tenevo la bocca chiusa. L’avevo riempita del mio sperma che le colava lungo le cosce mentre velocemente si rialzava i jeans attillati per tornare alla lezione.
Con Cristina invece era tutto diverso, mi godevo la puttana d’alto bordo che tutti desideravano ma che nessuno poteva avere.
Non aveva mai avuto problemi di soldi, per cui non poteva essere comprata, e l’alta società romana si limitava a sentire il suo profumo e gettare lunghi sguardoi nelle sue abili scollature, sognando di possedere quel corpo che ora era completamente al mio servizio.
Avevo creato un sottile gioco di competizione con la figlia, e mostravo a Cristina i video che facevo con Valentina, mentre le scopavo il culo legata e bendata in una stanza d’albergo.
Non potevo notare che oltre alla solita catena di proteste, Cristina trovasse godimento da quelle visioni. La sua vulva diventava subito fradicia vedendo la figlia che prendeva il grosso uccello fra le natiche e che ansimava sotto i duri colpi del mio bacino.
Voleva subito il cazzo dentro e godeva subitaneamente del primo orgasmo assaporando il mio pene fino in fondo all’utero mente con le dita le sondavo il buco del culo, oramai sapientemente allargato.
Ci incontravamo sempre in qualche appartamento sfitto di proprietà di Franco, dove arrangiavo un pleid sul pavimento.
Spadroneggiavo su di lei, come meglio volevo, riempiendola sempre del mio sperma. La facevo inginocchiare e le colmavo la gola portando i miei coglioni sulle sue labbra soffocandola con il cazzo.
Le davo sonore spinte fino in fondo alla vulva fremente, e lei si immedesimava in tale ruolo chiedendomi di sbatterla ancora di più.
“Scopami come una troia..come una puttana”.
La sig.ra dell’alta società nelle mie mani si trasformava come la migliore troia da casino, dove, magari in altri tempi, avrebbe cappeggiato una schiera di valide puttane in qualità di superba maitresse.
Odiava il sesso anale, anche se le dava piacere, che la riportava alla sua condizione di troia, e per quello la scopavo fortemente nel culo, divertendomi ad allargarlo per bene in varie posizioni, fino ad inondarle lo sfintere con io mio sperma che poi le facevo espellere dal culo sul pavimento dell’appartamento.
Mi piacevano quelle location, eleganti ma spoglie, dove Cristina arrivava sempre agghindata in scarpe di Casadei tailleur Dior, per poi essere abusata in ogni suo orifizio dal mio cazzo.
Tenevo comunque questa situazione strettamente nel mio privato.
In fondo con Franco avevamo un rapporto che oramai superava quello strettamente professionale, e non vedevo la necessità di rendere pubblica una situazione che poteva metterlo in imbarazzo.
Mi godevo sua moglie e la sua figliastra, ma comunque lo aiutavo nel risolvere la sua intricata situazione patrimoniale.
Mi chiedevo unicamente come non potesse accorgersi di ciò.
Se per Valentina non poteva avere alcun riscontro, per Cristina mi sembrava stupefacente, in quanto le avevo praticamente sfondato il culo, e lei stessa si lasciava andare a scopate alquanto selvagge che le lasciavano segno sul suo corpo.
Questo menage durò quasi un anno.
Chiaramente intervallavo le scopate con Cristina e Valentina, con qualche altra conquista avvenuta al tennis club o in famosi locali di Trastevere o del testaccio, e, diciamo, che scoprivo il perché le notti romane erano state definite “la dolce vita”.
Il tutto chiaramente doveva avere un termine.
Avevo oramai terminato la ristrutturazione aziendale delle società di Franco, ed il suo gruppo imprenditoriale aveva iniziato a segnare utili significativi.
Il mio compito era praticamente terminato.
Nonostante lui mi avesse offerto più volte un posto di prestigio nella sua compagine aziendale, avevo sempre rifiutato, in quanto oramai mi attendeva una carica di socio all’interno dello studio legale ed un nuovo incarico molto impegnativo, ma prestigioso, in America.
Mi sarei dovuto recare presso una notissima società americana per iniziare a definire i termini di una fusione che avrebbe avuto molto richiamo sul mercato internazionale, nonché portato introiti elevatissimi allo studio legale.
Con molto rammarico Franco apprese che la nostra collaborazione sarebbe terminata entro un mese.
Per festeggiare l’addio mi organizzò una settimana con i controfiocchi. Feste, party, nei migliori locali romani, mi regalo anche un Rolex di grande valore, ed una serata con due escort russe di grande bellezza, non sapendo Franco che io già godevo delle due migliori puttane di Roma, sua moglie e sua figlia.
Ritenevo esagerati questi festeggiamenti, atteso che la mia collaborazione non era stata gratuita per lui, ma posso ben capire come fosse felice di essere uscito dalle difficoltà economiche che aveva e pertanto lo lasciavo fare senza oppormi a nulla.
Per concludere la settimana d’addio Franco mi aveva proposto una cena a casa sua in modo che la famiglia.
Accettai di buon grado avendo così modo di salutare sia Valentina che Cristina.
Avevano reagito diversamente alla notizia della mia partenza.
Valentina in modo molto emotivo come solo i giovani possono fare. Le nostre scopate erano diventate ancor più selvagge e la quantità di sperma che aveva voluto nella sua figa ancor maggiore.
Diceva che almeno le sarebbe rimasto il ricordo della mia sborra.
Era tenera in questa sua richiesta, ma sapevo che sicuramente avrebbe ben presto incontrato qualcun altro con cui sfogare le sue voglie da ragazza.
Cristina invece, mostrava un misto di sentimenti. Una serenità derivante dalla mia partenza, che l’avrebbe fatta tornare al suo solito menagè, ed a far unicamente tirare i cazzi della Roma bene senza però esporsi, ma anche rammarico per non ricevere più la sua dose settimanale di cazzo nel culo, al quale oramai con grande gusto si era abituata.
Arrivai verso le 9 a casa di Franco e le due donne avevano voluto festeggiare la mia partenza agghindandosi di tutto punto.
Valentina indossava un tubino bianco attillatissimo, con inserti in brillanti, che lasciava le spalle completamente nude e sandalo bianco tacco 14.
Cristina poi aveva decisamente esagerato, con un vestito di seta lungo che lasciava la schiena completamente nuda fino alle natiche, spacco, che lasciava intravedere delle autoreggenti velate e tacco 15 vertiginoso.
Sia io che franco non potevamo che restare ammirati dalla bellezza delle due donne e Franco non potè astenersi da fare alcune battute sul fatto che si fossero così agghindate per il mio addio.
La cena trascorse molto piacevolmente. Anche qui Franco si dimostrò fin troppo generoso. Sulla tavola vi era il miglio pesce e dello champagne molto ricercato, del quale bevvi qualche bicchiere di troppo.
Durante la cena Valentina mi mandava occhiate infuocate, mentre Cristina rimaneva sempre composta.
Al termine del banchetto cercai di congedarmi ma l’alcool in corpo si faceva sentire.
Franco mi disse. “senti è inutile che ti metti nei guai che magari ti ritirano la patente. Stanotte dormi qui”
Feci qualche rimostranza ma dato che quello che diceva Franco era ragionevole, alla fine accettai.
Non avrei messo nessuno in difficoltà comunque dato che la villa di Franco aveva un numero tale di stanze da poter ospitare una comitiva.
Mi feci condurre alla mia camera e mi congedai per la notte.
Nel mezzo della notte venni svegliato da una mano che mi toccava.
Valentina si era introfulata nella mia camera, e mi stava toccando il cazzo.
Indossava solo un perizoma bianco e con le mani si stava dedicando a farmi crescere il pene che già era inturgidito.
Gradivo molto quel risveglio, e la bocca di Valentina che si riempiva del mio cazzo.
Scendeva con la lingua e mi leccava i coglioni, e mentre mi smanettava arrivava con la lingua al buco del culo come le avevo ben insegnato.
Mi stavo godendo il trattamento di Valentina già pregustando di sbatterle il cazzo nel culo per l’ultima volta, quando d’improvviso la porta della camera si apri e sullo sfondo fra la luce comparve Cristina.
Forse un altro si sarebbe perso d’animo o avrebbe avuto paura della scenata.
Valentina infilò la testa sotto le coperte per la vergogna, ma io sapevo che non doveva allarmarsi.
Le mani di Cristina scendevano sui suoi seni, la vista della figlia che succhiava il mio pene aveva scatenato nel suo cervello un turbine irrefrenabile.
Il raziocinio non riusciva a frenare l’eccitazione della visione che aveva avuto, e che tante volte aveva visto unicamente nello schermo di un cellulare.
Ora li dal vivo, la figlia che prendeva il mio cazzo fino ai coglioni, leccandolo avidamente con il culo in alto, l’aveva lasciata completamente persa ed inondata di una scarica elettrica di piacere.
Mi alzai le presi le mani e l’avvicinao al letto.
Valentina incredula mi disse “che cazzo fai!1 E’ mia madre”
Cristina era intontita, le feci scendere la camicetta da notte lasciandola unicamente nel peizoma nero.
Mi sedetti sul letto. Guardai Valentina e le dissi “zitta e guarda cosa fa tua madre!”.
Mi voltai verso Cristina e le dissi “ora succhia!”
Cristina attonita scese sul mio cazzo mentre Valentina si portava le mani sul viso.
Mi godevo la bocca di Cristina mentre con la mano cercai Valentina.
La tirai a me ed iniziai a baciarla, molto sensualmente con la lingua. Lei rispondeva ai miei baci sbirciando la madre che continuava a lavorare il mio cazzo succhiando con dovizia tutta l’asta, trattenuta dalla mia mano che le spingeva la testa fino ad assaporare la gola piena.
Guardai Valentina e le dissi “Ora scendi anche tu”.
Obbedì subitaneamente ormai totalmente infoiata dalla situazione e comincio a succhiare quella parte di cazzo lasciata libera da Cristina.
Madre e figlia si ritrovarono viso a viso, a succhiare il mio pene.
Le loro lingue si intrecciavano sul membro si sfioravano, le bocche si alternavano sulla cappella e sui coglioni, fino a che Valentina lascio il cazzo alla madre e iniziò a leccarmi sapientemente il buco del culo entrando con la lingua.
La perversione si impossessò di me, volevo vedere fino a che punto potevano arrivare quelle troie.
“Cristina stenditi”, lo fece sempre muta.
“Vale ora inizia a baciare il seno di tua madre”. Inizio a succhiare i capezzoli avidamente e senza sosta mentre io col cazzo battevo colpi secchi sulle guance di Cristina.
“Brava ora scendi sulla figa”.
Cristina si rianimò solo per un istante opponendosi debolmente e dicendo “Che fai smettila Valentina”.
Ma la figlia oramai era già con la testa sulla figa che l’aveva partorita e la succhiava avidamente.
Cristina inizio a mugolare...”come mi piace così…”.
Mi misi repentinamente dietro Valentina ed iniziai a penetrarla da dietro nella figa fradicia come non avevo mai visto.
Gli umori colavano copiosamente sulle lenzuola mentre le battevo duramente il cazzo nell’utero.
Cristina e Valentina godevano all’unisono quando una voce uppe quell’idillio come una sferzata.
“Fermi cazzo fate siete pazzi. Tu proprio tu, fermati o ti ammazzo!!”.
Franco era comparso nella camera svegliato dai gemiti di godimento delle puttane.
Mi girai e lo guardai fiero di usare le sue donne e lui crollo quasi come un sacco sulla poltrona ove erano ammucchiati i miei vestiti.
Attonito non riusciva a fare un movimento.
Cristina e Valentina non riuscivano ad opporre alcuna reazione, eccitate ed infoiate pensavano solo al loro godimento.
Capii subito che Franco non sarebbe più stato un problema ed allora continuai a scopare profondamente Valentina , profanandole anche il culo oramai allargato dalle mie continue visite.
Poi dissi “Cristina vieni e girati!”.
Oramai totalmente remissiva si mise prona come la figlia.
Avevo i loro due culi di fronte a me e li battevo con le mani sculacciandoli e lasciando i segni rossi sulle natiche.
Iniziai a penetrare Cristina in figa, sempre fortemente trattenendola per le anche. Passai alla figa di Valentina riservandole lo stesso trattamento.
E di pari grado ai culi di entrambe infilandolo con dovizia fino alla fine della mia asta e poi ritraendolo per affondare ancor di più.
Le due puttane incuranti di essere madre e figlia si godevano entrambe il cazzo, e alquanto stupito le vidi limonare tra di loro mentre il mio cazzo allargava i loro sfinteri.
Mentre scopavo le due troiette i ero completamente dimenticato di Franco, e mi voltai di scatto per vedere se era ancora presente.
Era sempre sulla poltrona ma aveva estratto il cazzo dal pigiama (che tra l’altro non era neppure piccolo), e si masturbava godendosi esterrefatto la scena della moglie e figlia riempite dal cazzo del suo consulente.
Valentina ebbe ripetuti orgasmi mentre la sfondavo nel culo, mentre Cristina, alla quale non avevo risparmiato di certo il sesso anale, godeva molto più nella figa, esplodendo anch’essa in furenti orgasmi che avevano trasformato oramai il letto in una piscina.
Erano li tutte e due il culo oscenamente aperto, gli sfinteri dloranti, quando all’apice del godimento sentii Franco gemere e mi accorsi che aveva riempito il pigiama di sperma.
Allora non mi trattenni più ed inondai il culo di Valentina di tutto il mio seme.
Mi ripresi prontamente e ne riservai un goccia anche alla figa di Cristina.
Eccole entrambe farcite del mio seme.
Feci stendere Cristina ed ordinai a Valentina di espellere il mio seme nella bocca delle madre ed a Cristina di ingoiarlo.
Feci las tessa cosa con Valentina, facendole leccare la figa piena della madre.
Franco a quella vista se ne venne nuovamente sporcando i miei vestiti sui quali era crollato all’ingresso della camera.
Ero quasi soddisfatto ma volevo fare un’ultima cosa che mi aveva sempre violentemente eccitato.
Le lenzuola oramai erano da buttare, quindi lascia Valentina stesa feci alzare Cristina e le dissi “Piscia in bocca a tua figlia”.
Valentina, anche se non lo aveva mai fato prima, aprì la bocca e Cristina si accucciò su di lei lasciando andare una lunga pisciata i cui schizzi venivano cercati con la lingua da Valentina.
Franco era bianco come un cadavere ma il cazzo sempre duro. Sborro la terza volta ma oramai era come acqua.
Cristina si ridestò dalla sua catatonia sessuale e corse via, mente Valentina restò molto tranquilla ed andò nel bagno della mia camera a ripulirsi.
Franco era immobile e non disse nulla.
Lo spostai presi i miei vestiti sporchi del suo sperma, ed ancora con gli umori delle troie addosso mi rivestii in fretta e lasciai la casa chiamando con il cellulare un taxi.
Magari potevo essere più perverso, potevo far succhiare il cazzo di Franco a Valentina, ma andava bene così, in fondo non volevo che la famiglia si sfasciasse per bramosia sessuale di una notte.
Tre giorni dopo lasciai Roma per sempre, mi attendeva la nuova avventura americana.
Non cercai più franco e cancellai il numero di Cristina e Valentina.
Dopo qualche tempo ricevetti una email da Franco che mi chiedeva assoluta riservatezza su quanto era accaduto, e la promessa di metterci una pietra sopra e non parlarne mai più.
In fondo mi era riconoscente per aver salvato la sua società e la sua vita e non era cero colpa sua se in casa si ritrovava due troie.
La famiglia non si era sfasciata, il trattenermi da comportamenti sessuali molto al limite aveva contribuito a mantenere lo status quo che si erano creati.
Questo è quanto successe, questo è quanto succederà…la puttana che doveva capire lo sa.
Per quanto concerne ciò che accadde in America...al prossimo capitolo.

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