L'educazione entimentale Cap. 8: Una coppia cuckold che ho frequentato 25 anni (Parte 1)
by EnricoBViewed: 482 times Comments 3 Date: 31-05-2024 Language:
Un’altra esperienza che sicuramente ha contribuito molto alla mia educazione sentimentale è stata quella avuta con una coppia conosciuta ai tempi del primo locale di “scambisti” aperto a Roma, con la quale abbiamo continuato a vederci per moltissimi anni.
Lui lavorava in una filiale al centro di Roma di una Banca, come si diceva allora, di interesse nazionale, impiegato quando ci siamo conosciuti e poi funzionario e dirigente, facendo una bella carriera.
Non troppo dotato ma sicuramente nella media sia come dimensioni del cazzo che come capacità di farla godere.
Esibire la moglie sempre, ovunque ed in tutti i modi lo eccitava in modo esagerato.
Lei era piuttosto procace ed amava vestire in modo molto femminile e provocante, amante dell’esibizionismo che pure la eccitava, era la sua complice ideale e senza limiti, in questi giochi.
Aveva un seno molto grosso, credo fosse una quinta misura, che lasciava sempre spudoratamente scoperto, indossando vestiti o top molto scollati oppure tenendo la camicia quasi completamente sbottonata, mostrando il reggiseno, quando lo indossava o le grosse mmammelle nude in libertà, scoprendo le areole larghe fin ai capezzoli, pure grossi.
Aveva anche delle belle gambe tornite che amava pure esibire, scoprendole tutte!
Non ricordo di averla mai vista indossare un collant, ma sempre autoreggenti o talvolta, quando voleva essere particolarmente intrigate perché si andava al Privè o in qualche locale molto elegante, il reggicalze. Ne aveva una vera collezione.
Inutile dire che quando scopriva le gambe accavallandole o solo lasciando salire la gonna era uno spettacolo! La balza delle autoreggenti o i gancetti del reggicalze raramente rimanevano coperti.
Le natiche poi erano il suo punto forte, aveva un culo stupendo, da infarto e davvero credo che se avesse fatto un provino con il Maestro Brass, l’avrebbe inserita nel cast di un suo film.
Adorava ricevere in strada complimenti anche volgari sul suo culo, senza pudore.
Quando ad inizio anni ’90 Tinto Brass girò il film “Così fan tutte” e mise sul manifesto in evidenza il magnifico culo della protagonista, Claudia Koll, sembrava proprio Lei in certe sue esibizioni nei Privè e quando glielo facevo notare, anche in pubblico, ne era orgogliosissima!
Peccato la Koll poi abbia avuto quella mistica conversione che l’ha portata lontano dall’ambiente del cinema e dalla sua prima vocazione.
Lei era più o meno mia coetanea, mentre il marito aveva una decina di anni più di noi.
Ci siamo conosciuti che io e Lei avevamo meno di trent’ani e frequentati per oltre venticinque.
Aveva già tre figli avuti con due uomini diversi. Credo il primo a diciannove – vent’anni e gli altri due intorno ai ventiquattro venticinque anni, uno appresso all’altro, quando si era sposata con lui che – mi avevano raccontarono amava esibirla ed anche cederla per vederla godere con altri uomini, già da fidanzati.
Il nostro incontro, come accennavo, era avvenuto nel primo locale romano di scambisti aperto a Roma e tra noi c’era stato subito un fortissimo feeling!
La ricordo tale e quale dai primi incontri fino a quando dovettero lasciare la loro villa in una località residenziale a sud di Roma, per andare a vivere in un paesino abruzzese dove avevano una vecchia casa di famiglia a causa di un “incidente di percorso” del marito nella sua carriera in Banca, inseguito al quale dovette dimettersi.
Lei era molto orgogliosa e dopo questo “incidente” ed il loro ridimensionamento sociale, non ha più frequentato Roma.
Il nostro primo incontro fu davvero esilarante e lo ricordo come fosse ieri!
Era un caldo sabato sera ed a differenza delle altre volte, anziché in giacca e cravatta andai vestito in modo informale, casual, jeans e maglietta ed entrando nella sala Lei mi guardò ed io pensai che fosse per il mio abbigliamento sportivo, insolito per quei locali allora.
Lei indossava un top allacciato dietro al collo che le lasciava completamente nude le spalle, coprendo appena le mammelle grosse ed i capezzoli si intravedevano duri in trasparenza.
Era seduta su un divanetto vicino al marito ed io mi avvicinai quasi subito a loro presentandomi e complimentandomi con Lei sia per il suo corpo favoloso e le sue forme magnifiche che per le cose sexy ma eleganti e raffinate che indossava.
Mentre parlavamo una delle mammelle uscì un poco dal top, lasciando il capezzolo scoperto ed io ne approfittati per chiederle se potevo baciarglielo.
L’areola larga ed il capezzolo grosso in vista erano davvero eccitanti.
Lei mi sorrise e tirando la stoffa del top di lato, fece uscire anche l’altra mammella, poi mostrandomele orgogliosa mi rispose:
Ti piacciono vero?
Guarda come sono belle!
E continuando ad esibirle orgogliosa, rivolgendosi al marito gli disse:
Hai visto le mie tettone ed i miei capezzoli come piacciono a tutti!
Ti piace vero che me le guardino, Porco?
Che Porci che siete voi maschi.
Quando siamo passati a Campo dè Fiori prima, mi guardavano tutti.
Uno mi ha detto: “Ammazzza che latteria!”
Voleva ciucciarle pure lui!
Poi rivolgendosi nuovamente a me:
Baciali pure i miei capezzoli, se ne hai voglia!
(Campo dè Fiori è una Piazza storica al centro di Roma, dove credo ancora si tenga al mattino e un mercato e dove l’Inquisizione (il Tribunale) della Chiesa Cattolica Apostolica Romana nel 1600 ha fatto bruciare vivo Giordano Bruno perché non volle abiurare le sue teorie astronomiche eliocentriche, pur giuste ma in contrasto con quelle della Chiesa Cattolica (che metteva la Terra al centro dell’Universo). Negli stessi anni Galileo Galilei si salvò dal rogo ma fu costretto ad abiurare, anche se lasciando l’Inquisizione si racconta che a denti stretti disse:
Eppur si muove. (Con riferimento al fatto che la Terra girasse attorno al Sole e non fosse il centro dell’Universo!)
Credo che anche questo mio scritto sarebbe stato messo all’indice (vietandone la diffusione) dall’inquisizione, letto solo dal Papa, dai Cardinali e da pochi altri e poi anch’io sarei stato mandato al rogo a quei tempi!).
Continuando a complimentarmi con Lei baciai, leccai e succhiai a lungo alternativamente i suoi capezzoli.
Titillandoli li sentivo diventare sempre più turgidi, durissimi!
Il marito ci guardava compiaciuto.
Poi guardandola negli occhi che pure aveva molto belli, mi avvicinai alla sua bocca poiché avevo voglia di baciarla.
Lei avvicinò subito le sue labbra alle mie, baciandomi e dandomi la lingua da succhiare davanti al marito eccitato.
Mente limonavamo scambiandoci le lingue, le accarezzai le gambe scoprendole ulteriormente e mente la accarezzavo tra le cosce sentii che non indossava slip.
Le chiesi:
Hai già tolto le mutandine?
E lei:
Non le metto mai!
Anche il mio ginecologo la prima vola è rimasto sorpreso!
Poi però mi ha detto che non sono la sola a farlo!
Io ero già eccitatissimo e senza pudore aprii i pantaloni tirando fuori il cazzo, già duro e grosso ,scappellandolo.
Lei iniziò a toccarsi la fica e con l’altra mano a segare il mio cazzo davanti a tutti, compreso il marito che continuava a guardarci felice.
Poco dopo sentendo il cazzo diventato di ferro mi alzai in piedi vicino a Lei, la mia cappella scopertissima davanti al suo viso.
Lei si avvicinò con le labbra alla mia cappella baciandola e con la lingua iniziò a leccarla, sempre davanti a tutti, poi la prese in bocca succhiandola.
Demmo così inizio alla “festa” perché altre coppie seguirono il mostro esempio e dei singoli superarono l’imbarazzo tirando fuori anche loro il cazzo.
Lei oltre al mio quella sera succhiò molti altri cazzi e poi insieme al marito e a due ragazzi molto giovani, ci ritirammo in una stanza riservata che si chiudeva a chiave.
Capii in seguito che i giovani molto dotati e pieni di sborra l’attiravano molto!
Sinceramente non ricordo più cosa accadde poi nella stanza.
Uscendo dal locale li invitai a prendere qualcosa insieme prima di andare a dormire.
Andammo in un Bar allora molto in voga in Via Veneto, la famosa Via Veneto del film “La dolce vita” di Federico Fellini.
C’era un pianista che faceva musica dal vivo e ci sedemmo vicino a lui. Le chiese subito se desiderava ascoltare qualche canzone in particolare.
Io suggerii “Malafemmena” del Principe Antonio De Curtis (Totò) e lui iniziò a cantarla accompagnandosi al pianoforte.
Ci mettemmo a ballare vicino al pianista e mente ballavamo le sue mammelle uscirono ancora fuori dal top scoprendo i capezzoli.
Le lasciò fuori e fu eccitante da morire continuare a ballare, Lei così scoperta.
Il marito la guardava fisso ed i suoi occhi brillavano per l’eccitazione.
Nonostante fossero le tre di notte c’era ancora gente nel locale e ci guardavano tutti.
Ero eccitatissimo ed andando via entrai con l’auto dentro a Villa Borghese, un grande parco vicino a Via Veneto, fermandomi in un luogo che sapevo essere frequentato da guardoni. Lei era seduta di fianco a me, il marito dietro.
Nonostante al Privè avessi copiosamente goduto più volte, ero nuovamente eccitato, il cazzo di marmo!
Lo tirai fuori appena fermi e Lei lo prese subito in bocca e succhiò a lungo fino a farmi nuovamente godere, leccando ed ingoiando le poche gocce di sperma che eiaculai!
Avevo “esaurito” lo sperma, avevo i coglioni completamente spremuti, svuotati.
Ma che capacità di recupero fantastica in quegli anni!
Ci accorgemmo che mentre mi succhiava il cazzo si era avvicinata un’auto con dentro un guardone che aveva assistito alla nostra performance ed il marito le chiese di accontentarlo.
Lei scese e fece pipì tra le due auto, in piedi, con la gonna tutta tirata su.
Mostrare il getto lungo di piscia in piedi, da “maschio”, le piaceva e la eccitava e lo rifaremo insieme tante altre volte, pisciandoci anche addosso quando, specialmente in estate eravamo poco vestiti e ci potevamo denudare facilmente, schizzando e lasciando la piscia a colare sui nostri genitali per poi succhiarli!
Talvolta ci piaceva stare sotto al getto per ricevere la pipì calda sul viso ed in bocca.
Che gran porca e che feeling tra me e Lei c’è stato anche nel pisss!
Il guardone intanto aveva tirato giù il vero del finestrino e Lei gli si avvicinò mostrandogli le mammelle oltre alla fica già scoperta, chiedendogli di segarsi e sborrare mostrandosi con la portiera aperta, cosa che lui fece.
Probabilmente anche lui aveva già sborrato prima e tardava a venire, così alla fine lo aiutò prendendogli il cazzo in mano ridendo e segandolo forte!
Quando andammo via eravamo tutti al colmo dell’appagamento ed il marito volle ci scambiassimo i numeri di telefono (c’era solo il telefono fisso allora!) per poterci ritrovare.
Avevamo scoperto che esibirci ed esibirla così senza pudore era un piacere che ci accumunava.
Il vero piacere lo troveremo poi sempre, ancor più che nel rapporto sessuale che ne rappresentava il culmine, nell’esibizione provocante, spudorata, senza nessuna inibizione o tabù, talvolta coinvolgendo chi ci guardava, spesso scandalizzandolo, sapendo di essere scandalosi e ricevendone piacere sia mentale che fisico.
Fare sesso in posti insoliti e con gente intorno che ci guardava o con il “timore”, che per noi era piacere, che potesse arrivare qualcuno, ci portava a godere orgasmi incredibili.
Per molto tempo abbiamo frequentato due ristoranti dove talvolta davvero abbiamo superato ogni limite!
Lei era figlia di una contessa ed in un ristorante ubicato in una di quelle strade che vanno dal Colosseo alla Basilica di San Giovanni in Laterano, abbiamo per diversi anni praticato un gioco di ruolo che ci eccitava moltissimo.
Lei anticipava nell’abbigliamento Jessica Rizzo, tanto che quando questa attrice comparve in Italia dicemmo, guardando le sue videocassette che ci appassionavano, che erano identiche!
In realtà forse avevamo le stesse voglie della coppia Jessica – Toto (il marito) anche se noi non l’abbiamo fatto mai professionalmente e forse avremmo dovuto!
A parte indossare vestiti “fascianti “ e sempre ben sopra al ginocchio e molto scollati, Lei spesso indossava cappelli ampi o cappellini con la veletta (anche di questi, come dei reggicalze, ne aveva una collezione!) proprio identici a quelli che spesso userà Jessica Rizzo nei suoi film e spettacoli in teatro.
Andavamo al Ristorante al Colosseo con Lei così vestita, con scarpe dal tacco alto ed autoreggenti o reggicalze che amava mostrare ed assai spesso indossando cappelli larghi o cappellini con la veletta, che rendevano il suo look ancora più sexy e provocante!
Nel gioco di ruolo che avevamo inventato Lei era “La Contessa”, il marito “Il dottore” ed io “Il Professore”, anche se non ho mai insegnato in nessuna Scuola o Università!
Nel gioco di ruolo la Contessa era sposata il Dottore (ed era vero), che Lei appellava con il suo nome di battesimo, che casualmente era anche il mio (anche questo davvero!).
Avevamo raccontato che Lei e il marito vivevano in una casa molto grande di proprietà della Contessa, che l’aveva ereditata dai genitori morti tragicamente e mi ospitavano quando ero a Roma per i miei impegni (mai chiariti).
Facevamo capire palesemente che io ero il suo amante e che il marito lo sapeva ma non era capace di opporsi e la cosa forse gli dispiaceva (che era vero!).
Mi eccitava mentre parlavamo con i camerieri o con il Proprietario del locale chiamarla:
Contessa.
Specialmente in inverno, arrivando io al ristorante quasi sempre prima di loro, entravo se fuori era freddo o pioveva e li aspettavo al tavolo.
Quando arrivavano salutavo lui formalmente con una stretta di mano, mentre a Lei, che quando entrava tutti notavano, prima facevo il baciamano ossequioso e poi la baciavo in bocca indugiando sulle labbra, spesso scambiandoci per un attimo le lingue, facendoci guardare e scandalizzando.
Quanto ci eccitava farlo!
Sedendo al tavolo le porgevo la sedia e facevo in modo che Lei stesse vicina a me ed esposta alla vista degli altri commensali uomini, sia che fossero da soli che con una donna, affinché potessero vedere bene la sua scollatura e le sue gambe.
Quando lei si sedeva faceva sempre salire molto la gonna, scoprendo subito le gambe abbondantemente.
Era particolarmente eccitante esibirla ad un uomo in compagnia di una donna, specialmente se quest’ultima poteva vedere come lui cosa facevano e non di rado accadeva che ad un certo punto lei si incazzasse furiosamente con lui, che ci guardava cercando di non farsi notare!
Quando prenotavamo ci facevamo riservare un tavolo che le consentiva di essere vista anche dal banco dove sostavano sia il proprietario che i camerieri, affinché potessero godere di Lei non solo nei momenti nei quali ci servivano.
Quando andavamo a cena in quel locale ma anche in altri, non indossava mai intimo: né reggiseno né mutandine.
Durante la cena spesso io e Lei ci scambiavamo e passavamo le pietanze di bocca in bocca, arrivando a baciarci.
Quando i camerieri erano vicino a noi per prendere la “comanda” (come vengono dette a Roma le ordinazioni), non di rado indugiando a parlare con loro delle pietanze da ordinare le accarezzavo le gambe scoprendole ulteriormente e con la mano tra le sue cosce un poco aperte le carezzavo la balza delle calze fino a stuzzicarle piano con la punta delle dita la fica nuda scoprendola un poco.
Come accennavo le piacevano i ragazzi giovani e quando capitava che il cameriere fosse un ragazzo giovane, lo faceva davvero impazzire dicendomi poi:
Stasera gli faccio fare un sacco di seghe pensando a me, ma se capita l’occasione lo faccio godere davvero questo pischello!
Lo bevo tutto!
(“Pischello” nel dialetto romanesco significa ragazzo giovane).
Quando prenotavamo il proprietario le faceva trovare e delle rose che ingelosivano le altre clienti, dicendole:
Per lei Contessa.
Cliente di rango.
E Cliente da sogno!
E poi partiva con i suoi complimenti:
Lei è una donna stupenda.
Contessa, farei pazzie per Lei!
Ogni sera è più bella e sexy, posso dirglielo?
Lei gli dava spago aprendo la scollatura chinandosi verso di lui e facendo ulteriormente salire la gonna rispondendogli:
Che uomo galante, oltre ad essere un bell’uomo!
Non esistono più uomini così galanti e cavalieri.
Oltre ad altre stronzate simili delle quali poi ridevamo eccitati e divertiti.
Il locale aveva una toeletta con un antibagno grande ed elegante comune per uomini e donne.
Quando qualche maschio che l’aveva guardata durante la serata andava in toeletta per noi era un momento di grande eccitazione, perché Lei lo raggiungeva subito dopo e poi ci raccontava come, facendo finta di guardarsi allo specchio, l’aveva provocato aggiustandosi il reggicalze o le calze con la gonna alzata e la fica scoperta o sistemando la scollatura scoprendo i capezzoli.
Se poi lui era in compagnia e tornando al tavolo la sua partner iniziava ad insultarlo, il nostro godimento era massimo!
I maschi restavano di stucco in quelle occasioni e solo un paio di volte ebbe delle vere avance, in questo locale.
Il proprietario però, aveva sbirciato e capito il gioco ed una volta che io arrivai tardi per un ritardo dell’aereo ed a fine serata restammo quasi da soli, le proposi di coinvolgerlo in toeletta.
Eravamo quasi a Natale ed io avevo acquistato per Lei un perizoma rosso molto piccolo e molto raffinato, trasparente davanti, con swarovsky al posto dei laccetti a lato ed un minuscolo triangolino ed un filo rosso tra le natiche, da indossare la notte dell’ultimo dell’anno per scaramanzia, poiché si dice che indossare un indumento intimo rosso quella notte, l’anno che verrà porti soldi!
Ne ho regalati moltissimi a fine anno, di perizomi ed anche brasiliane alle mie fidanzate e amiche e spesso sono stato pure ricambiato.
Ho regalato per l’occasione anche culottes o un completino, reggicalze o giarrettiere.
Nessuno di noi però, è poi diventato milionario!
Credo Lei indossasse gli slip solo in questa occasione, per toglierli poi subito dopo la mezzanotte facendolo davanti a tutti, con il calice ancora colmo di champagne in mano per brindare,.
Lo fece anche, ricordo, un Capodanno che passammo insieme in una Villa ai Castelli romani, scoccata da poco la mezzanotte, togliendosi in mezzo al salone un completino rosso di pizzo raffinatissimo che le avevo regalato.
Con la camicetta aperta, slacciato il reggiseno trasparentissimo e con la gonna tutta tirata su, si avvicinò poi a me ed al marito, offrendoci da baciare la fica e le mammellone dai capezzoli duri, eccitati debordanti dal reggiseno, bagnando fica e capezzoli con augurali gocce di champagne, che leccammo a lungo eccitati, lasciando poi che “brindasse” così anche con gli altri.
Tornando però alla serata in cui coinvolgemmo nel gioco della toeletta il proprietario del ristorante, mentre le mostravo il perizoma, vidi che lui ci stava spiando e d’istinto le proposi di andare in bagno con quello in mano sperando che lui, eccitato, la seguisse e di farsi trovare con la gonna sollevata e la fica scoperta facendo finta di volerlo provare.
Poi di intrattenerlo, che io sarei entrato poco dopo.
Così fece e lui poco dopo la seguì. Poi li raggiunsi anch’io.
Quando entrai Lei aveva la gonna sollevata e lui le stava facendo i suoi soliti complimenti del cazzo.
Entrai nel wc degli uomini ed iniziai, lasciando la porta aperta, a far pipì rumorosamente, che ne avevo anche bisogno, continuando parlare con loro che stavano nell’antibagno, dicendo a Lei di non indossare il perizoma in quanto a Capodanno l’indumento rosso per “funzionare” deve essere nuovo, mai indossato!
Uscendo, lui stava imbambolato davanti a Lei ed io gli chiesi:
Non le piace la Contessa?
Ma sa che la Contessa ha un debole per lei?
L’ha conquistata con le sue galanterie, se ne è accorto?
Poi mentre Lei rideva e lui restava ammutolito, gli dissi:
Ma la Contessa non la eccita?
Non si preoccupi per il marito, non è geloso!
Contessa non posso credere che tu non lo ecciti!
Io lo sono, senti?
E mi avvicinai a Lei che allungò l mano stringendomi forte il cazzo “sbarzotto” da sopra alla stoffa dei pantaloni, lasciando la gonna turata tutta su.
Guardandola negli occhi poi le dissi perentorio:
Contessa, senti un poco se è eccitato anche lui!
Lei allungò l’altra mano verso di lui e strinse pure a lui il cazzo da sopra alla stoffa dei pantaloni.
Poi le ordinai un poco volgarmente:
Masturbaci insieme.
Vederla palpare, stringere e segare i nostri cazzi insieme, da sopra i pantaloni, uno per mano, mi eccitò subito e sentendo il mio cazzo diventato duro le dissi ancor più perentorio e volgare:
Tiraci fuori il cazzo Contessa!
La aiutai a farlo aprendo la zip dei pantaloni e slacciando la cintura e feci segno a lui di fare altrettanto.
Lei tirò fuori quasi subito i nostri cazzi che nel frattempo erano diventati di ferro e guardandomi negli occhi complici notammo che lui ce l’aveva davvero grosso!
A questo punto per non deluderlo, che non pensasse che Lei fosse una Puttana di professione, gli dissi:
Scusami se t’ho provocato così, ma Lei è ormai da tempo che mi parla di te, si è innamorata di te, lo voleva!
Spero non ti sia dispiaciuto!
Lui non parlava ma la Contessa non perse tempo e dopo averci segati insieme, si chinò verso di lui prenderglielo in bocca e dicendogli:
Non sei solo galante, hai anche un membro meraviglioso!
Che bello!
Mentre stava china verso di lui appoggiata di lato ai lavabi, la penetrai da dietro iniziandola a scopare a “pecora”, godendo allo specchio la vista del suo gran culo e del mio cazzo oramai grosso e durissimo che entrava ed usciva nel solco delle sue chiappe da infarto.
Lui era sconvolto e credo non sia venuto subito proprio perché l’emozione lo bloccava totalmente.
La scopai così per diverso tempo, finché lo sentii ansimare, quasi rantolare e poi sborrare come un cavallo da monta, uno schizzo forte e lunghissimo che, uscendo lui il cazzo dalla sua bocca, si sparse sulle maioliche dei lavabi e poi una serie di altri schizzi pure lunghi, densi, copiosi, verso di Lei e nella sua mano.
Io in quel momento mi staccai da Lei che cercava di guidare con la mano la sua sborrata equina.
Lo fece svuotare fino all’ultima goccia e poi glielo succhiò ancora un poco prima di lavarlo e lavarsi le mani piene di sborra.
Sentire in bocca il sapore dello sburro, talvolta usavamo anche con Lei questa forma arcaica, le piaceva molto.
Dopo esserci rassettati, lui tornato in sala, io e Lei ci baciammo, scambiando le nostre lingue, come amavamo fare.
Tornammo al tavolo e Lei mostrò al marito le calze.
Aveva ricevuto qualche schizzo della sua sborrata sulle cosce, che aveva segnato le calze colando.
Poi baciandolo, come faceva spesso in momenti simili, gli disse:
Senti il sapore del suo cazzo e della sua borra.
Ho la bocca ancora calda.
Dopo ci baciammo in tre, scambiando le nostre lingue.
Quando nei ristoranti, non solo da lui, dovevamo pagare, a Lei piaceva fare un gioco che trovavamo anche noi maschi intrigante.
Chiedeva la marito di venire a cena portando molti soldi anche di grosso taglio, poi se li faceva da re e li metteva arrotolati alla rifusa in borsetta.
Spesso le aggiungevo anch’io qualche banconota.
La eccitava essere Lei ad andare a pagare, specialmente se era alla cassa il padrone del locale e gli diceva:
Pago io per i miei uomini!
Ma talvolta eccitata ed anche un poco brilla, che il vino rosso con la carne alla griglia le piaceva molto:
Pago per i miei amanti!
Mostrando la borsetta piena di soldi.
Mi aveva confidato che quando faceva così, mostrando i tanti soldi che aveva in borsa, si eccitava fino a bagnarsi in fica perché questi comportamenti la gratificavano, contrastando con la sua gioventù passata in quasi povertà!
La Contessa Madre infatti era rimasta indebitata dopo un matrimonio poco felice e prima di sposarsi Lei per avere qualche soldo in borsa era anche andata con uomini più grandi di Lei che le facevano regali e davano soldi.
Aveva iniziato a poco più di tredici ani mi confidò, nonostante la madre cercasse in tutti i modi di impedirglielo, fino a che, divenuta maggiorenne, se ne andò da casa e venne a Roma, dove conobbe il suo futuro marito.
Quei momenti la facevano sentire vera Contessa e Signora ma anche Puttana e come accennavo le piaceva, la eccitava da squirtare sentirsi vera Contessa e vera Puttana, farsi vedere piena di soldi e pagare per i maschi!
Andando via quella sera non ci fece pagare e tante alte volte tornammo e cenammo senza pagare!
Già quando tornammo la volta appresso ed andammo insieme a pagare, Lei con la borsetta piena di soldi mostrata aperta, lui ci invitò subito d entrare nel suo ufficio privato, al quale si accedeva da dietro al bancone.
Questa volta però fu molto più intraprendente e la scopò a “pecora” dopo pochi preliminari insieme.
Ma era molto eccitato e sborrò quasi subito riempiendole la fica di sperma che le colò sulle calze, per il piacere del marito, tornando al tavolo con Lei vistosamente “segnata”!
Io mi segai un poco guardandoli mentre scopavano e le volte successive andò sempre da sola ed entravano subito nel suo ufficio.
Si comportava come una vera Puttana e ci diceva che farlo la eccitava sempre di più e ne godeva.
Quasi sempre tornava con le calze un poco sborrate, credo lo facesse apposta sapendo che al marito piaceva in modo particolare vederla così, anche nei locali.
Talvolta raccontava al marito come gli aveva succhiato il cazzo, facendogliene gustare il sapore baciandolo in bocca come la prima volta, soprattutto quando lo aveva succhiato dopo che aveva sborrato, per ripulirglielo.
Quando gli raccontava poi come l’aveva scopata, lui le chiedeva sempre i particolari e sentirla raccontare anche i dettagli spesso eccitava e faceva indurire il cazzo anche a me.
Mentre ci raccontava cos’avevano fatto ancora seduti al tavolo prima di uscire, Lei spesso mi masturbava fin quasi a sborrare, con la mano appena coperta dalla tovaglia, affinché il marito vedesse.
Alcune volte sono rimasti chiusi in ufficio davvero a lungo, più di un’ora, diventando lui sempre più voglioso ed esigente d il piacere de d il tormento cuckold del marito in quelle occasioni raggiungeva l’apice!
Con loro, oltre alle “normali” situazioni che allora si vivevano nei Privè e nei cinema, ho vissuto decine di situazioni di esibizionismo davvero particolari nei ristoranti, nei negozi di lingerie e scarpe, in taxi, nei luoghi di esibizionismo e scambio, ovunque, perfino in Chiesa, in alcune grandi Basiliche romane!
“Giocavamo” molto spesso nei negozi dove Lei andava ad acquistare scarpe, calze o lingerie.
Nel pomeriggio, quando lui usciva dalla Sede della Banca per la quale lavorava, ci incontravamo spesso per andare insieme a fare shopping nei negozi al centro di Roma, in particolare a Via dei Condotti e Via Frattina.
Era sempre un vero divertimento ed un piacere infinito quando Lei si esibiva provando scarpe e mostrando al commesso la fica pelosa a cosce larghe, non indossando mai slip o nei negozi d intimo ed abbigliamento provando lingerie o abiti nei camerini lasciando la porticina o la tenda aperta, affinché tutti potessimo vederla.
In un negozio di lingerie del centro gestito da un uomo più o meno nostro coetaneo, ottenne sconti consistenti coinvolgendolo, provando e riprovando calze e soprattutto dei reggiseno, completamente nuda nello stanzino, con la tenda aperta.
Ultimamente poi quando entravamo lui chiudeva poco dopo a chiave l’ingresso del negozio esponendo all’esterno il cartello “Torno subito”.
In quel negozio è arrivata a prendere in bocca i nostri cazzi, compreso quello del titolare, succhiandoli fino a farci sborrare.
Una volta, in un negozio di scarpe dalle parti di Via Nazionale il giovane commesso, che era rimasto solo poiché il titolare aveva dovuto andar via per motivi personali, chiuse anche lui il negozio a chiave dopo che io insieme al marito avevamo iniziato a giocare con Lei, scoprendole le gambe per ammirare le scarpe che provava, tirandole su la gonna fin a mostrargli la sua fica nuda.
Poi Lei ci invitò a tirare fuori il cazzo se eravamo eccitati, invitando perentoria anche il ragazzo a farlo e glielo succhiò a lungo, mentre con il cazzo fuori le faceva provare e riprovare diversi modelli di scarpe.
Alla fine, dopo averlo fatto godere in bocca ed aver bevuto tutto il suo sburro, scelse e portò via tre o quattro paia scarpe tipo chanel, sia aperte che chiuse dal tacco molto alto e mi pare anche una borsa molto elegante, senza pagare.
Non siamo però mai più tornati in quel negozio!