SALA PROFESSORI
by PrufrockViewed: 246 times Comments 0 Date: 10-10-2025 Language:

< > Insegno lettere in un liceo romano. Ho sempre evitato storie con i colleghi, a volte a fatica. Questa volta con Ettore temo di non farcela. Mi piacciono i più grandi, Ettore ha poco meno di cinquant’anni, è molto bello, in splendida forma e mi corteggia con discrezione. Per lui farei volentieri eccezione. Ettore: occhi intelligenti e luminosi, capelli lunghi e mossi, barba folta e scurissima. Sempre in jeans, camicia che deborda e giubbotto. Io di anni ne ho 32. Oggi siamo entrambi in sala professori dopo un consiglio di classe. Ci siamo attardati. Piove. Sono venuta a scuola in bicicletta e non posso andar via. Siamo alle estremità di un lungo tavolo, opposti, lontani, entrambi davanti al pc. Sono usciti tutti, resta solo il custode. Farà il suo giro di controllo per poi chiudere. L'edificio è grande, lui lento, ci vorrà almeno una mezz’ora. Confesso che ho pensato spesso ad Ettore in questi ultimi giorni, ci siamo più volte sfiorati in corridoio. Insegna greco e latino. Ieri sono riuscita a portare a segno un leggero buffetto sulla sua testa. Camminava con gli occhi chini su un libro, stava per investirmi. Me ne ero accorta, ma non mi sono spostata del tutto. Il buffetto di rimprovero mi è partito accompagnato da un ciao. Facile portare a segno un buffetto. Più impegnativo fare in modo che lui porti a segno altro altrove. Tanto l’altro quanto l’altrove vi sono per certo chiari. Lo voglio nel mio altrove. Al buffetto mi ha guardata con occhi illuminati.
Questa notte l’ho sognato. Nel sogno gli concedevo un’occasione, una sola, per offrirmi tutti i suoi doni di amante. Poi non mi avrebbe toccata mai più. Punto fermo della mia natura: darmi a tanti una sola volta. All'inizio del sogno ero nuda davanti a lui, esattamente come avrei voluto essere ora. Il mio ventre piatto dava ai seni un risalto ancora più grande. Lo attendevo. Mi sono purtroppo svegliata prima che mi consumasse.
Ma torniamo a noi. Stiamo sfogliando entrambi un libro. O meglio: fingiamo di farlo. Ogni tanto solleviamo lo sguardo, la natura è in movimento.
A cosa pensa Ettore guardandomi?
A come possa esistere una donna che al contempo pare essere dolce e salata? Sa che sono sposata. Si chiederà se sono mai stata infedele o vorrei esserlo? Magari con lui?
Io sono una troia, penso ad altro. Ma penso anche
Adesso scappa. Presto, presto, presto, non restare lì fermo come un idiota. Devo andare, devo tornare a casa, preparare cena”.
A volte desidero sesso nudo e crudo, bestiale e diretto, con sconosciuti.
A volte muoio dalla voglia di essere presa con forza, senza alcun riguardo per il mio corpo.
Ho mani bellissime.
Unghie rosso fuoco.
Le dita della destra tamburellano, con la sinistra attorciglio una ciocca di capelli.
Ettore si alza e fa per andarsene. Rompo gli indugi. Ora o mai più. Oso dirgli
Mi piacciono le coincidenze romantiche
.
È un duello e ho sparato il primo colpo. Saprà reagire o fuggirà impaurito? Mi guarda.
Cosa starà succedendo alla sinistra del suo torace? Al suo inguine?
Sparo il secondo colpo. Mortale.
Sono certa che non sei più in grado di aspettare
. Colpito affondato. Risponde a tono.
Sono certo che non sarai in grado di reagire”.
Si avvicina, il mio richiamo è potente. Mi alzo, mi siedo sul tavolo, sta per conoscermi carnalmente. Desidero essere presa sino a sanguinare. Si muove al rallentatore, come volesse frenare il raggiungermi.
Lo incalzo di sguardi. Il suo viso è a un soffio dal mio. L’eccitazione formicola, abbiamo deciso di affrontarci.
Di li a poco prolungati singulti ci strangoleranno di piacere.
Non devi correggere i compiti?
.
Mi sfiora la mano. Porto gli occhiali, me li toglie. “Cos'altro vuoi che ti tolga?”.
Tutto!
.
Mi bacia, ansimo. Mi bacia tenendo le mani attorno al collo, come volesse staccarmi la testa. Afferra la terra del viso e l'erba dei capelli. “Fa in fretta!
.
Poggia le mani sulla prima portata: il seno.
Fa in fretta!
.
Le abbassa sui fianchi, scosta la gonna e risale, pressato dal desiderio del dolce.
Fuochino, fuocherello, fuoco”
Si arrampica sul bordo dei collant.
Pollici, indici, medi, anulari, mignoli.
Unghie.
Abbassa collant.
Abbassa mutandine.
Sfila.
Mi divarica le cosce.
Senza necessità, l’avrei fatto da sola.
“Cosa vuoi farmi?”
Mi tratta come si deve, mi tratta da femmina.
Epifania. Appare!
Lo ha estratto e lo vedo. Un’ondata di ammirazione lo ha sollevato, come un cane che riconoscendomi abbia alzato la testa con la lingua penzoloni.
Presto partoriremo i nostri succhi, lui dentro di me, io sul suo sesso.
Tocco il cielo con le mani e lo infilo tra le cosce.
Sono una troia.
Succede. Ciò che aspettavo succede. Succede. Ciò che desideravo succede.
Il cazzo di Ettore entra.
Viene a morire di morte lenta nella mia nicchia. Ha percorso il viale d'accesso inzuppandosi raggiunto la loggia finale. Picchia forte, mi sfonda, mi fa male, ma oltre è impossibile andare.
Ha la testa molto più larga del fusto, grandi le appendici. É educato. Entrando si toglie il cappello.
Lo avrei voluto in bocca, sarà per un'altra volta.
Mi devasta e ne godo. Trattengo l’orgasmo fino a quando non avverto che anche lui è pronto.
Ecco la smorfia.
Gode. Godo con lui.
Esce di scatto e nell'uscire il mio pube si inneva.
Giusto il tempo per rassettarsi, rientra il custode.
“Domani è un altro giorno”