
Pausa riflessione.
Scrittore e lettore, sognatore e lavoratore, riflessivo e a volte impulsivo. Imperfetto come tempo verbale che guardo con malinconia, ma senza rimpianti.
CONDIVIDO LA MIA RIFLESSIONE
Navigare nelle acque torbide di un sito di incontri è come camminare in una sala degli specchi dove ogni riflesso promette una soddisfazione immediata, ma nasconde un'abisso. Ho vissuto questa esperienza, ho assaporato l'ebbrezza della conquista, l'adrenalina del nuovo, il sesso sfrenato che sembra riempire ogni vuoto. Ma poi, dopo l'ultima carezza, dopo il respiro che si placa, cosa rimane?
Rimane il silenzio. Un silenzio assordante che amplifica l'eco della propria solitudine. Si scopre che il corpo, per quanto sia un tempio di piacere, non può nutrire lo spirito. Ogni incontro è come un fuoco d'artificio: spettacolare, abbagliante, ma destinato a spegnersi nel buio, lasciando solo un leggero odore di polvere da sparo e il ricordo sbiadito di un lampo. E così si va avanti, alla ricerca del prossimo scoppio, della prossima esplosione, in una spirale che non sazia, ma rende solo più affamati.
E qui arriva la parte più scomoda, la confessione che brucia. Ammetto, con un brivido di vergogna e onestà, che l'idea di sedurre la donna di un altro mi ha attratto. È una tentazione primordiale, un gioco di potere che illude di essere un vincitore. Ma quando guardo oltre, quando vedo l'uomo che condivide la propria compagna, non vedo un re, ma un suddito. Non vedo potere, ma la più totale squalificazione. È l'atto di un uomo che ha smesso di essere il guardiano del proprio santuario domestico, che ha barattato il rispetto per una briciola di approvazione, che ha trasformato il suo trono in una poltrona per spettatori della propria decadenza. È una tristezza profonda, la visione di qualcuno che ha rinunciato a essere faro per diventare un relitto alla deriva.
E la moglie? La compagna di una vita, la madre dei propri figli. Quale vuoto interiore deve esistere per trascinarla nel proprio vortice di perversioni? Non è libertà, è prigionia. Non è esplorazione, è distruzione. Si sta sacrificando sull'altare di un istinto cieco non solo se stessi, ma l'ancora della propria famiglia, il cuore pulsante del proprio mondo. Si sta contaminando la sorgente stessa da cui si dovrebbe attingere forza e amore, per poi ritrovarsi a bere da una pozza stagnante che non disseta mai, ma avvelena lentamente.
Guardatevi dentro, al di là del desiderio del momento. Chiedetevi cosa state cercando in quelle braccia e occhi sconosciuti. Quegli occhi non vi daranno risposte, vi offriranno solo distrazione.
La vera forza non sta nel numero delle conquiste. La vera libertà non è poter avere tutto, ma saper scegliere ciò che conta davvero. Lasciate che il vuoto sia il vostro punto di partenza, non la vostra destinazione. Scegliete la vita. Scegliete l'amore che costruisce, non quello che consuma. Scegliete di essere un faro, non un relitto.