Al centro commerciale
by pertepervoiViewed: 593 times Comments 2 Date: 26-03-2024 Language:
Appuntamento al reparto alimentari del grande ipermercato. La noto immediatamente. E' vestita in modo molto provocante, così come aveva annunciato in email. Minigonna, tacchi e calze velate nere. Il segnale di riconoscimento per entrambi: una bottiglia di whisky nel carrello. Nel suo carrello c'è solo QUELLA bottiglia. Nel mio idem. Guardiamo i rispettivi carrelli, ed immediatamente gli sguardi si incrociano, restiamo per qualche lungo istante occhi negli occhi, l'uno di fronte all'altra, carrelli in mano. Nessuna traduzione a parole sarebbe sufficiente per spiegare l'eccitazione di quel preciso, lungo, momento. Il marito è con lei, appena dietro, un po' in disparte. Lei si volta verso di lui e si abbassa per prendere qualcosa dallo scaffale più basso. In tal modo mi offre senza esitazioni lo spettacolo della sua fica totalmente depilata... nuda, nessun intimo. Mi avvicino mentre si rialza, passo al suo fianco e facendo fingendo indifferenza guardo il marito negli occhi e le palpo lentamente culo e fica, usando tutte e cinque le dita. E' fradicia... il marito non distoglie lo sguardo, e fissandomi si porta una mano alla patta palpandosi vistosamente. Tutto questo mentre la corsia è, si, deserta, ma il market è comunque pieno di gente. Eccitazione alle stelle, non è più tempo di tergiversare. Ci guardiamo ancora, le faccio segno di seguirmi, sempre senza dire una parola. L'urgenza è evidente. Abbandoniamo sia io che lei i nostri carrelli
gemelli
e mi dirigo verso l'uscita senza acquisti. Mi volto e vedo che mi seguono ad una decina di metri di distanza. Ottimo, hanno capito. Nel largo corridoio fingo di dare uno sguardo alle tante vetrine del centro commerciale, in realtà controllo che mi stiano seguendo dall'immagine riflessa delle vetrine. Vado deciso verso le toilettes, quelle più distanti, accanto alla banca. Senza esitare entro nel corridoio che porta ai bagni. E' deserto. Mi avvicino al bagno
unisex
che porta il simbolo del fasciatoio per i neonati. Spalanco con decisione la porta, mi giro, la fisso negli occhi ed entro, lasciando la porta accostata. Dopo qualche secondo la porta si apre lentamente, è lei. Ha capito, è entrata. Chiudo la porta a chiave, non prima di invitare il marito ad entrare. Mi fa cenno che preferisce restare fuori. Se lo farà raccontare da lei, dopo. Mi avvicino a lei, ha lo sguardo colmo di desiderio, e la bocca socchiusa. La riempio con la mia lingua, poi la faccio inginocchiare e la riempio con il mio cazzo, ormai da tempo durissimo. Ingoia la mia carne. Quando i gemiti e i sospiri si fanno violenti, la sollevo e la giro, mettendola a novanta gradi, sulla seduta rossa. Non chiede altro questa splendida femmina che essere riempita. Punto il mio arnese contro la sua fica. Un brivido la scuote.
Affondo il colpo lentamente, per intero, fino alle palle.
La posseggo a lungo, afferrandole i capelli e tirandola a me. A stento trattiene le urla. I suoi umori colano sulle mie palle depilate sin sulla seduta dove poggia ginocchia. Le sue mani così ben curate graffiano la parete, negli spasmi di piacere.
Voglio incularla, e non ci penso su due volte. Che sia una scopata definitiva. Totale. Piena.
Così la riempio anche nel culo, facendo colare un grosso fiotto di saliva tra le natiche e spalmandolo con cura.
Non dice nulla, solo mugolii ansimanti, mentre con accortezza mi faccio spazio tra le sue natiche.
Prese le misure con cura, comincio a stantuffarla con sempre più energia. Impazzisce, sbatte i pugni contro la parete. Sono costretto a bloccarle le mani dietro la schiena. Questa cosa se possibile la eccita ancor di più.
Viene copiosamente, in un urlo represso che ha il sapore di una goduta liberatoria.
Il mio piacere dal suo piacere: vengo anche io, le estraggo il membro e lo porgo alle sue labbra, afferrandola per i capelli. Spalanca la bocca, mi mostra la lingua, guardandomi fisso negli occhi.
Sborro tra labbra, lingua, palato, gola. Assapora, beve, ingoia tutto, leccandosi le labbra.
Mi pulisco con la carta igienica. Mi sistemo. Senza dire una parola esco da quella toilette e mi dirigo alla mia auto.