Sofia - il lavoro
by RickBlaineViewed: 1250 times Comments 2 Date: 03-08-2024 Language:
Mi capita a volte di affiancare alla mia attività principale delle consulenze in ambito industriale e controllo di gestione. Fu così che un giorno mi chiamò Andrea, un amico, direttore di produzione di un’azienda poco fuori Milano, chiedendomi se volessi dargli una mano con un progetto che avevano in corso e che rischiava di sfuggirgli di mano.
Qualche giorno dopo ero in zona per altri affari, così accettai di andarli a trovare per capire cosa avrei potuto fare. Mi faceva piacere risentire Andrea, visto che era un po’ che non ci vedevamo, dai tempi in cui eravamo compagni di scorribande, avendo condiviso più di una conquista.
Arrivai presso di loro nel primo pomeriggio ed Andrea mi accolse con la consueta giovialità. Mi spiegò in breve il progetto e le criticità che stava attraversando e gli dissi che pensavo di poterli aiutare e che sarei stato felice di farlo.
Andrea fu entusiasta della mia disponibilità e si dimostrò impaziente di cominciare. “Se sei d’accordo ti faccio conoscere i membri del team e poi la mia assistente Sofia che li coordina.”
“Se ti conosco bene sarà una gran figa!” – scherzai. Lui abbozzò un sorriso che mi fece immaginare il meglio, cosa che fu confermata qualche istante dopo, quando Sofia varcò la porta della sala riunioni.
“Sofia, lui è Paolo un amico di vecchia data che si è offerto di darci una mano col progetto. Paolo, lei è Sofia, si occupa di HR e mi assiste coordinando il progetto”
“Piacere di conoscerti, Paolo.”
“Piacere mio, davvero” – risposi.
Sofia era davvero una bella donna, sui cinquanta, splendidamente portati, capelli biondi, occhi azzurri intensi. Indossava un vestito rosso piuttosto corto, che ne esaltava la figura snella, lasciando ammirare le belle gambe, ulteriormente valorizzate da un paio di tacchi più alti di quanto normalmente si sarebbe utilizzato in una tenuta da ufficio. Si vedeva che non aveva timore a mostrare la propria femminilità, e dava l’impressione di essere conscia di piacere.
Come si conviene mantenne un atteggiamento molto professionale, ed io naturalmente feci altrettanto. Ci sarebbe stato modo di approfondire la conoscenza, pensai, senza immaginare quanto presto ciò sarebbe accaduto.
“Se vuoi ti mostro i documenti di progetto, ed i KPI di produzione… sai abbiamo personale molto motivato qui da noi e tutti vogliono che il progetto abbia successo”.
“Senz’altro.” – risposi, più che altro perché non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso e volevo passare più tempo possibile con lei. Ci accomodammo ad un estremo dell’ampio tavolo della sala riunioni e lei aprì il laptop per mostrarmi alcuni grafici ed il risultato delle rilevazioni. Mi sedetti vicino a lei, abbastanza da percepire distintamente il profumo che indossava, un’essenza fresca e delicata che si accompagnava meravigliosamente al profumo naturale della sua pelle. Andrea era in disparte a conversare con un altro paio di collaboratori, ma non mancò di lanciarmi un’occhiata divertita.
Dopo un’oretta fu il momento di una pausa e Sofia e gli altri si allontanarono per sbrigare alcune incombenze. Quando fummo soli io e lui mi canzonò “Beh ho visto che ti piace proprio la nostra Sofia!”
“Cazzo sì. Te le sai proprio scegliere le collaboratrici!”
“Piano piano… non hai visto che è spostata?” si schernì, senza troppa convinzione.
“E quando mai è stato un problema per me… e per te!?” esclamai divertito.
“Beh in effetti… mai stato un problema!” rispose, scoppiando in una fragorosa ristata.
“Ma allora? …Te la scopi?”
“Beh… in effetti – rispose enfatizzando la ripetizione – “a volte ci tocca lavorare fino a tardi!”
“Ahahah! E il marito? Che dice?”
“E’ un tipo a posto, lo conosco. Diciamo che lascia fare. Si immagino, o lo sa, non saprei, di certo non gli dispiace”
“Una situazione perfetta, eh!? Porcellone. Hai proprio tutte le fortune!”
“Mah, che dire? Sì!... ma non sono mica geloso, eh?... giocati le tue carte con lei… dopotutto è una donna emancipata.”
“Non me lo faccio dire due volte, sai”
Dopo poco Sofia rientrò e riprendemmo a lavorare insieme. Eravamo così assorti che perdemmo la cognizione del tempo e non ci accorgemmo che si era fatto tardi e tutti erano usciti. Arrivò Andrea ad avvisarci.
“Ehi! L’ultimo spenga la luce eh!?” ci disse scherzando.
“Come?! Oh, ma sono già le otto e trenta… accidenti non ho neanche avvisato che stavo facendo tardi!” – disse Sofia con una punta di rammarico.
“Mi dispiace” – mi scusai, ma in realtà non ero affatto dispiaciuto. “Non mi sono accorto dell’ora… ma stavamo facendo degli ottimi progressi, speravo di finire questa parte entro oggi.”
“Beh sarebbe meglio” – intervenne Andrea “Domani c’è il consiglio d’amministrazione e mi sarebbe piaciuto presentare un aggiornamento. Che ne dite di una cena veloce e poi di continuare? Non manca molto, no?” – ed intanto osservava Sofia. “Che ne dici Sofia? Puoi? Chiama Luciano e digli che fai tardi.”
“Va bene. A questo progetto ci tengo e il mio Luciano è sempre così comprensivo quando devo fare tardi per lavoro”. Si allontanò e la sentimmo dall’altra stanza parlare col marito al telefono. Non gli stava dando troppe spiegazioni e il poveretto non doveva aver avuto troppe possibilità di interloquire. Io e Andrea ci guardavamo divertiti ed io lo schernivo a bassa voce “E’ abituata a far tardi per lavoro, eh?!”.
Poi quando fu rientrata proposi: “Perché non ceniamo da me? Sto in un alberrgo qui vicino e c’è un’ottima cucina, sono ancora in tempo per riservare un tavolo.” Accettarono di buon grado avendo già sentito parlare bene del posto e dopo neanche un quarto d’ora eravamo già accomodati al tavolo.
Ordinammo una cena leggera, accompagnata da ottimo vino e per tutta la serata fu molto piacevole conversare con loro. Condivisero i tipici episodi di lavoro, parlando del collega particolarmente ottuso o di quello divertente. Io lasciai cadere un paio di riferimenti alle avventure passate condivise con Andrea e Sofia le colse al volo dicendo “Eh sì, lo sappiamo che il nostro Andrea è un donnaiolo e chissà cosa avranno combinato due bei tipi come voi insieme!?” Al che non mi lasciai sfuggire di risponderle “Molte cose, molto piacevoli, e chissà che non ci sia occasione di ripeterne, o di provarne altre!”
Si capiva che fra i due c’era intesa, ma coglievo anche la curiosità di Sofia nei miei riguardi ed il continuo accenno alle passate avventure mie e del suo amante mi fece accendere una scintilla. Dopo la cena ci fermammo a lavorare al bar ed in un paio d’ore avevamo finito la presentazione che Andrea avrebbe usato l’indomani.
“Si è fatto proprio tardi, ed ho bevuto un po’… non so proprio come ci arrivo a casa!” – disse Sofia, e quello ci sembrò proprio un invito. Andrea fu il primo a cogliere la palla al balzo. “Beh lo stesso vale per me. Chissà se qui hanno delle camere libere? Potremmo fermarci qui. In fondo abbiamo lavorato fino a tardi e non vedo problemi a metterle in nota spese.
“Mi tenta proprio la cosa, ma c’è Luciano a casa che mi aspetta…” – esclamò, ma si vedeva che moriva dalla voglia.
“Figurati! Sarà già a letto a dormire. Mandagli un messaggio così se si sveglia e non ti trova non si preoccupa.”
“No, no. Lo sai che lui mi aspetta sempre alzato… devo chiamarlo.”
“Allora chiamalo” – intervenni “ed intanto io mi assicuro che ci siano delle camere libere” – e poi aggiunsi ridendo “Se no posso cederti la mia… ed io naturalmente (e qui enfatizzai il “naturalmente”) posso dormire sul divano”.
“La nostra Sofia non si scandalizzerebbe di certo a condividere la camera” – esclamò sorprendentemente Andrea “Vero tesoro che ci è capitato di doverlo fare?”. L’uscita di Andrea era forse stata inopportuna, frutto certo di un paio di bicchieri di troppo dopocena, ma fortunatamente Sofia non se ne ebbe troppo, anche se si allontanò un po’ per parlare con il marito. Non essendo troppo distante da me, che intanto avevo avuto conferma della disponibilità di un paio di camere, potei cogliere brandelli della conversazione.
“Sì, ciao amore… sì lo so che è tardi… ti chiamo appunto perché abbiamo fatto tardi col lavoro e poi, sai, domattina presto abbiamo il consiglio d’amministrazione e dobbiamo …”
Lui doveva averla interrotta, ma lei riprese “No figurati! Cioè sì certo che c’è Andrea, è naturale no? E poi un amico suo, un consulente che ci sta dando una mano… sì è un bel tipo, ma perché me lo chiedi?”
Mi avvicinai a Sofia facendole un cenno per farle capire che non stavo cercando di origliare (anche se ero dannatamente curioso di sentire cosa le stesse dicendo lui) e lei mi rispose con un sorriso, per poi coprire il microfono con una mano. Le sussurrai “volevo dirti che le stanze ci sono, ho detto di prepararle”, al che lei rispose “Grazie” per poi riprendere la conversazione. “Ecco amore sì dai… io resto qui anche se non so proprio come farò domani, non ho nulla con me… e poi aggiunse con un risolino – nemmeno nulla da mettermi per la notte!”
Lui doveva averle fatto una battuta perché lei rispose un po’ sottovoce con fare complice “Sei il solito…!” – e poi aggiunse “Sì domani di racconto tutto, ma tu fare troppo il porcellino, eh!?”
A quel punto avevo sentito quel che mi bastava per decidere valeva la pena di giocarsela e speravo che Andrea reggesse il gioco. Evidentemente non erano nuovi a queste scappatelle e la situazione era palesemente indirizzata ad una notte di sesso… solo che io volevo esser certo di farne parte.
Arrivati alle camere, che avevo fatto in modo fossero vicine alla mia, dissi: “Il bicchiere della staffa? Dovrei avere il frigobar ben fornito”. Andrea mi guardò con sguardo complice, e Sofia rispose “Mah sì, tanto sono già praticamente ubriaca… anche se con voi due non si sa come può andare a finire”.
La cinsi in vita delicatamente per accompagnarla ad entrare, ed intanto le sussurrai in un orecchio “Sai bene come vorrei andasse a finire, no?”.
Negli occhi le balenò un lampo di lussuria e finalmente diede libero sfogo alla curiosità che da qualche ora la rodeva “Voi due siete due porci… chissà quante volte vi siete portati a letto una ragazza insieme”
“Non poi così spesso” – le risposi “Sì qualche ragazzina curiosa quando eravamo più giovani, ma quasi mai una donna interessante come te, vero Andrea?”
“Vero!... tu sei di un altro livello Sofia” – rispose Andrea rivolgendosi a lei, e nel farlo le si avvicinò e la baciò sul collo.
“Beh sono curiosa di vedere se ci sapete fare come dite!” – rispose lei, ed intanto scivolò fra di noi e, mentre accarezzava lui sulla guancia, si rivolse a me dandomi un bacio leggero, ma provocante. Fui pronto a restituirle il bacio con maggior vigore ed intanto la trassi a me, accarezzandole le gambe e sollevandole il vestito. Intanto Andrea aveva iniziato a spogliarsi. Pomiciammo per un po’, e, mentre la sentivo addosso a me e misuravo la consistenza del suo seno, la voglia mi cresceva tra le gambe.
Andrea era nudo ormai. Lo ricordavo dotato ed in effetti faceva la sua figura, ma sapevo di poter dire la mia in quel campo. Si avvicinò per prendere temporaneamente il mio posto con lei e lasciarmi il tempo di spogliarmi a mia volta. Dopo un po’ eravamo entrambi nudi al cospetto di lei, che sebbene scompigliata aveva ancora indosso il vestito.
“Questo è meglio toglierlo, sennò ti si sciupa” – le dissi ed insieme glielo levammo, lasciandola in tacchi ed intimo coordinato. Quando una femmina va al lavoro con un intimo così è perché pensa, o spera, che tutto possa succedere, pensai.
Si accucciò fra di noi e si dedicò contemporaneamente ai nostri cazzi che accarezzava scendendo giù fino alle palle e poi prendeva in bocca succhiandoli dolcemente, uno alla volta. Passava dall’uno all’altro con la grazia e l’esperienza di una consumata puttana.
Le piaceva e lo faceva vedere.
“Mmmhhh che due bei cazzoni, sì… ho voglia di cazzo!”
Andrea si sdraiò sul letto e lei lo seguì continuando a leccarlo, così facendo mi offrì la vista del suo splendido culo e le calai le mutandine per godermela meglio. L’ovale perfetto delle natiche incorniciava il suo sesso. Un frutto maturo che non aspettava altro che essere divorato. Vi affondai la faccia e la mia lingua si insinuò in lei. La trovai già bagnata e mi inebriavo di quel sapore di femmina in calore.
“Mmhhh sì bravo …oh sì sono bagnata” – mormorò e poi “Lo voglio dentro, e, così dicendo si inarcò e si impalò sul cazzo di Andrea, che aveva ormai portato al limite dell’eccitazione. Fu la mia volta di mettermi in piedi di fianco a lei e farmelo succhiare dalla sua bocca famelica mentre scivolava su e giù sopra Andrea.
“Ne voglio ancora” urlò e capii che per lei non era abbastanza. Mi misi nuovamente dietro si lei e dopo averglielo inumidito con le dita puntai il buco del culo con il mio cazzo e superando una leggera resistenza iniziale la penetrai a fondo.
Ci muovevamo all’unisono, Andrea supino davanti e io dietro tenendole le mani sui fianchi e guidandola in quella danza.
“Oh sì cazzo, godo!! Sì!!” urlava come un’ossessa, al culmine del piacere.
Venimmo quasi insieme, scaricandole fiotti di sperma nel ventre. Lei si distese esausta, a gambe larghe, la fica e il culo aperti e colanti di piacere.
La lasciammo lì ed io andai ad occupare quella che doveva essere la sua camera. Ritornai il mattino dopo per farmi una doccia e vestirmi e la ritrovai nella stessa posizione, evidentemente ancora esausta. Non potei resistere alla tentazione di infilarle una mano fra le cosce ed a quel tocco lei si svegliò, e guardandomi con uno sguardo malizioso disse “Mi è piaciuto tanto ieri sera… dobbiamo rifarlo…”.