STORY TITLE: Il collega (storia vera) 
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Il collega (storia vera) USA language


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Il collega (storia vera)

by rikisemplice
Viewed: 3445 times Comments 18 Date: 23-06-2020 Language: Language

Il nuovo collega era un ragazzo sulla trentina, corporatura normale, aria sbarazzina.
I colleghi sanno bene che lei non disdegna battute sulle sue forme. Per quanto l’abbigliamento sia adeguato alla circostanza, non è difficile intuire quanto le piaccia essere guardata e ricevere complimenti anche espliciti, ma forse il nuovo ragazzo ancora non ne era al corrente. Ciononostante lei aveva colto una serie di sguardi non proprio ad altezza occhi!
E’ nostra abitudine tenerci reciprocamente aggiornati sulle eventuali “novità” che ci capitano, così lei mi informò del nuovo simpatico collega: la incoraggiai a “dargli corda”, con l’impegno di tenermi aggiornato sugli sviluppi. Lei iniziò a relazionarmi su sguardi furtivi e sorrisetti di intesa, ma niente di più.
Un gioco che mi piace molto è quello di organizzare la “regia occulta” dei suoi comportamenti con gli altri uomini. Visto che la situazione non si sbloccava, un giorno le dissi di non mettere il reggiseno, sotto una camicetta normale, che le scelsi io dall’armadio: non trasparente, ma che lasciava intravvedere chiaramente i capezzoli. Le feci indossare anche una gonna normale, sopra al ginocchio, con un perizoma che si intravvedeva sotto la stoffa leggera. Le dissi di cogliere il primo suo sguardo per chiedergli:”Cosa stai guardando?” e approfittarne per invitarlo a prendere il caffè al bar insieme. Lei, solo per il fatto di essere stata vestita da me, era già eccitata.
La controllai ancora, prima che uscisse di casa … sì … perfetto: il suo seno abbondante si muoveva libero sotto la stoffa della camicetta. Le dissi che avrebbe dovuto telefonarmi per tenermi aggiornato sugli sviluppi.
A metà mattina io mio telefono squillò: “Ciao amore … appena mi ha visto mi ha piazzato gli occhi sulle tette: è stato facile agganciarlo” (e mi raccontò il dialogo)
Cosa stai guardando?
Nulla…scusa…
Dai … ho visto che guardavi…
Beh..quella camicetta…
La camicetta o quello che c’è sotto?
(arrossì e non rispose)
Allora?
Oggi sei senza reggiseno …
E tu te ne sei subito accorto …
Difficile non notarlo
Non avevo voglia di metterlo: ti dispiace?
No, anzi, solo che mi viene da guardare lì
E tu guarda …
Temevo di offenderti
Offendermi perché mi guardi? Perché mai? Ti va un caffè in pausa?
Ok! Ci vediamo alle 10.00!

Terminato il resoconto mi chiese:“Sono stata brava? E adesso cosa devo fare?”
Le dissi di prendere l’ascensore per scendere insieme e di sbottonarsi i primi due bottoni della camicetta e poi di regolarsi in base a come reagiva lui e ai suoi eventuali commenti. Le dissi anche di evitare il bar davanti all’ufficio, dove andavano tutti, ma di portarlo in quello dietro l’angolo.
Lei mi chiese conferma se intendevo il bar in cui ci incontravamo noi. Le confermai il locale, lei non obiettò, ma sapeva bene che in quel bar il barista ci aveva più volte visto “giocare” in modo soft, bevendo qualcosa, ma in mini cortissima senza slip o maglie trasparenti, approfittando del fatto che lì entrano per lo più uomini, che lavorano in una ditta edile vicina.
Non le dissi altro, ma, sapendo che la sua pausa era alle 10.00, io entrai nel bar prima di loro e mi sedetti al tavolo più in disparte: non volevo perdermi la scena e poi, anche senza ufficializzarlo, lei non poteva non sospettare le mie intenzioni.
Il barista, un uomo sulla sessantina, possente e sempre sorridente, mi riconobbe:
Oggi da solo? Sua moglie?
Arriverà anche lei, ma con un suo collega
Allora torno quando ci siete tutti
No, no … non ha capito: io starò da solo …
Mi scusi: non avevo capito … anzi … per la verità continuo a non capire
Beh … lei ha presente mia moglie? Ecco, oggi verrà qui con un suo
collega. Non si preoccupi: non sono qui per coglierla di sorpresa
e farle una scenata di gelosia (lo rassicurai sorridendo)
A beh … per me non ci sono problemi, anzi: non gliel’ho mai detto, ma sua
moglie mi fa letteralmente impazzire: cerco sempre di servirvi
con discrezione, ma non è mica facile!
E perché mai? Cosa attira così la sua attenzione?
Beh … non so se posso, ma se me lo chiede … si vede quando è senza slip …
alle volte la mini è talmente su, che si vede proprio tutto!
Crede sia disattenta?
No … credo voglia farsi guardare da lei, poi non so se si accorge che
guardo anch’io.
Le confido un segreto: se ne accorge eccome!!
Scusi … ma non le da fastidio che sua moglie stia mezza nuda davanti agli
sconosciuti?
Se gli sconosciuti apprezzano, no: anzi!
Quindi, la prossima volta che venite insieme, posso guardare?
Perché aspettare la prossima volta: sta arrivando!
Sì, ma mi ha detto che è con un suo collega
Appunto …
Mi sta dicendo che si farà guardare da lui?
Ah … non so … staremo a vedere! Però, mi raccomando: noi non ci siamo
detti nulla; li serva come se niente fosse.
Per carità … sarò professionale come sempre

Trascorsero una manciata di minuti, quando la porta si spalancò. Entrò prima lei, camicetta sbottonata, ma molto più generosamente di quanto le suggerii io. I suoi seni ondeggiavano pericolosamente all’interno della scollatura e dei lembi aperti della stoffa leggera e ad ogni passo pareva potessero uscire completamente allo scoperto. Anche la gonna era quella scelta da me, ma evidentemente l’aveva arrotolata in vita: era diventata una mini, anche piuttosto corta: davanti nascondeva appena il perizoma (ma l’avrà avuto?) e, pur non potendo cogliere la prospettiva da dietro, immagino che la piega tra coscia e glutei fosse parzialmente scoperta. La cosa non mi stupì: quando la spingo a giocare, esagera sempre!
Non poté non accorgersi di me, al fondo della sala, ma fece finta di nulla. Subito dopo entrò lui: era esattamente come me lo aspettavo. Aria simpatica, pulita, allegro. Corporatura normale, magro, ma sicuramente non atletico. Scelsero un tavolino lontano dall’ingresso, ma parimenti lontano da me. Diciamo che io potevo incrociare lo sguardo di lei, mentre lui, rispetto a me, era di schiena.
Di lei vedevo le gambe, abbastanza scoperte, ma non ero in grado di distinguere se avesse o meno il perizoma, anche se sospettavo che se lo fosse già tolto. Sbottonata com’era, la camicetta lasciava intravvedere fino alle areole. Non sentivo cosa si dicessero, ma intuivo che lui fosse un pochino a disagio.
Mentre chiacchieravano, vidi lei accarezzarsi con un dito l’interno del lembo della camicetta, e passarselo fin sul capezzolo, ma senza scoprirlo. Lui teneva una mano sotto il tavolo … suppongo si stesse toccando.
Mi alzai senza far rumore e mi spostai in un tavolo più vicino, anche per ascoltare la loro conversazione, ma restando sempre di spalle a lui che non si accorse di me. Lei invece mi guardò. Mi passai una mano sui pantaloni facendole notare il mio gonfiore, che per lei fu come un segnale: ”Scatenati”
Dalla mia nuova postazione vedevo meglio sotto il tavolo e sentivo cosa dicevano.
Allora, ti piace la mia camicetta? e nel mentre le dita continuavano a
scorrere nella scollatura profonda
Sì, ma tu fai sempre così?
No, solo qualche volta
Beh … ma in ufficio han visto tutti che eri senza reggiseno e se poi ti
hanno visto prendere l’ascensore, così come ti sei messa gonna e
camicia…
Tu sei nuovo … i tuoi colleghi lo sanno che quando mi gira, mi vesto poco
Poco non mi sembra il termine più corretto!
La biancheria intima a volte mi da fastidio
Ma gli altri in ufficio non dicono nulla?
Sono tutti uomini, credi dia fastidio a qualcuno? Ti racconto un aneddoto.
L’anno scorso comprai una minigonna prima di entrare in ufficio. La
in negozio e feci che tenerla addosso. Era molto corta, ma non mi
accorsi che da seduta non potevo proprio coprirmi. Me ne accorsi
quando tentai di sedermi alla mia scrivania.
E allora?
Beh … tanto dovevo sedermi. Allora dissi a tutti di scusarmi, ma che quel
giorno avevo tanto caldo.
E loro?
Si voltarono e mi guardarono. Stefano mi disse di non preoccuparmi e che
avevo dei bellissimi slip.
E tu?
Gli risposi che ora che me l’aveva detto ero più tranquilla: non mi ero
accorta di avere gli slip. Così Stefano si alzò dal suo posto, si
avvicinò e, a quel punto esclamò:”Ma sei nuda!!”
Ma davvero non avevi nemmeno gli slip?
E no … così anche gli altri tre si avvicinarono a guardare. Io mi scostai
dal tavolo, aprii leggermente le gambe e mi mostrai. Dissi loro di
guardare e poi di tornare al lavoro!!
E poi?
E poi niente … tornarono al lavoro!! Ogni tanto mi fanno le battutine,
credo tu te ne sia accorto, ma sono tutti sposati e sono tutti
serissimi!!
Anch’io sono sposato
Però sei qui a guardarmi le tette – si sbottonò l’ennesimo bottone e
scoprì completamente un seno
Mamma mia che spettacolo … occhio che sta arrivando il barista
Secondo te dovrei ricompormi?
Credo di sì
Io invece resto così … vediamo se dice qualcosa
Cosa prendete? – chiese il barista, abbassando lo sguardo sul suo seno
prosperoso, ma senza lasciar trasparire emozione alcuna
Due caffè

Il tipo si allontanò e lei restò lì con un seno completamente scoperto e l’altro capezzolo che faceva capolino

Visto che non si è lamentato!
Tu sei veramente pazza!
Oggi mi va così
Sei eccitata?
Vuoi controllare?
Cosa?
Se sono eccitata
Ma come?

Si alzò e si piazzò davanti al nuovo amico ancora seduto. Si sollevò il lembo anteriore della gonna e gli mostrò la figa perfettamente rasata a pochi centimetri dal suo naso.
Controlla se è bagnata!

Io stavo letteralmente scoppiando. Vidi lui allungare la mano quasi tremante sulla sua coscia e risalire fin sulle labbra della figa, che accarezzò, senza trovare il coraggio di affondarci dentro le dita. Lei prese la sedia, la spostò di fianco a lui, si sedette sul bordo, con le gambe aperte, offrendosi spudoratamente.
Non potevo vedere il volto di lui, ma percepivo il suo respiro affannoso.
Lo vidi allungare nuovamente la mano e capii dall’espressione di lei, quando le sue dita finalmente affondarono: trattenne il fiato per un attimo e poi assunse la classica espressione di quando inizia a godere
In quel momento arrivarono i caffè. Il ragazzo, troppo concentrato, nemmeno si accorse del barista. Lei, invece, lo seguì con gli occhi mentre si avvicinava,ma restò con le tette scoperte, le gambe aperte e le dita del collega nella figa. Il tipo posò i caffè sul tavolo. Il rumore delle tazzine fece trasalire il povero ragazzo.
I caffè li lascio qui, ma secondo me si fredderanno!
Alla voce del barista, il ragazzo sussultò e ritrasse immediatamente la mano, ma lei, invece di ricomporsi, iniziò a toccarsi da sola:” Scusate, ma ora devo godere.”
Mi rendo conto – sussurrò il barista con un sorriso, mentre quell’altro era impietrito.
Io la conosco: quando “parte” si ferma solo dopo essere venuta. Infatti iniziò a toccarsi con più forza, infilandosi due dita nella figa. Con l’altra mano si toccava e si strizzava un capezzolo, per godere di più. I due restarono a guardarla, mentre si masturbava sempre più freneticamente. Io stavo per venire, senza nemmeno bisogno di toccarmi, tanto era eccitante la situazione.
Lei continuò così, ansimando forte, ma trattenendo i gemiti di piacere, fino a quando la tensione si sciolse con l’orgasmo … controllato, più che trattenuto.
Il collega era un bagno di sudore, sconvolto, suppongo, tra eccitazione e vergogna.
Lei continuò ad accarezzarsi per alcuni istanti, come se fosse sola, persa nel suo orgasmo, poi sorrise:
Beh…ora mi riprendo eh… e intanto stava lì…tette scoperte e gambe aperte…come avesse ancora voglia di stare nuda.
Si alzò con la gonna accartocciata in vita. Restò con il culo e la figa scoperti, mentre si riabbottonava la camicetta. Per ultima si risistemò anche la gonna, giusto per coprirsi appena.
Guardò l’orologio e fece notare al collega che era ora di rientrare in ufficio. Il suo collega annuì con il capo senza proferire parola.
Li vidi avviarsi alla porta. Lui si fermò per pagare i caffè, ma il barista non volle il denaro.
Quando furono fuori, il barista venne al mio tavolo:
Sua moglie è una vera bomba!
Lo so, grazie. – risposi con un sorriso

Cosa successe in seguito, con il collega, potrà essere, forse, argomento per un altro racconto.

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