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La sera dei miracoli

by collant68
Viewed: 527 times Comments 0 Date: 19-01-2023 Language: Language

Ho sempre amato l’Emilia.
Nel mio immaginario è quella regione godereccia e opulenta, buon cibo belle donne e sempre voglia di far festa.
Ormai la primavera riscaldava l’aria, Bologna era stupenda, i Portici sempre vivi si erano riempiti ancora di più grazie al tepore della primavera, c’erano studenti, uomini e donne che riempivano la città.
Le gonne cominciavano ad accorciarsi, sparivano gli stivali, si scoprivano le caviglie le calze erano più sottili, qualcuna già non le indossava più, mi incantavo a guardare le caviglie tese nelle scarpe con il tacco e l’inizio delle dita dei piedi che entravano nelle punte delle scarpe.
Le gambe delle donne mi hanno sempre incantato, loro lo sanno, me le mostrano, le nascondono per poi farsele riammirare è un gioco perverso a volte cattivo, ma lo adoro.
Avevo un appuntamento a pranzo con una coppia di amici conosciuti on line, delle belle chiacchierate, tante cose da immaginare, cercare di capire gusti e preferenze non solo nel sesso, si era parlato di musica di profumi di vino e di cibo.
Di sesso si era parlato, forse troppo poco, qualche foto di sfuggita giusto per capire che si parlava con una donna vera, con le sue esperienze, che sapeva cosa voleva, che conosceva gli uomini i nostri punti deboli, le nostre fantasie.
Arrivammo in simultanea nel bel ristorante del centro, capii subito che erano loro, lei elegante ma sportiva, alta con i capelli biondi raccolti in uno chignon con qualche ciocca che scendeva, lui in giacca sportiva alla sua altezza.
Dopo le presentazioni di rito, ci accomodammo al tavolo con Silvia, questo il suo nome, al centro.
Lui, Paolo si occupava di fotografia, ora capivo le loro foto stupende, lei si occupava di arte, il bello salverà il mondo.
Il pranzo fu piacevole, parlammo di noi, del gioco, di cosa ci intrigava, cosa ci aspettavamo, mi dissero che Paolo desiderava condividere Silvia con qualche altro uomo, a patto che questi fosse una persona interessante consapevole del ruolo da ricoprire, per loro era un gioco che doveva portare al piacere null’altro..
Per la serata mi invitarono ad una festa in una villa sui colli di Bologna.
Andai in taxi, trovai Paolo ad accogliermi mentre Silvia era già dentro, lui in abito scuro lei la individuai su un divano immersa in una conversazione.
Aveva un abito lungo con uno spacco che metteva in evidenza un bel paio di gambe ai piedi un paio di sandali gioiello dorati che lasciavano intravedere le dita curatissime dei piedi con lo smalto rosso.
Rideva era bellissima, riempiva tutta la stanza, le persone tutte intorno non contavano nulla esisteva solo lei, la sua risata e il suo profumo.
Passai tutta la serata a corteggiarla sotto lo sguardo soddisfatto di Paolo, la sfioravo in maniera casuale, le sussurravo qualcosa all’orecchio, le cingevo i fianchi da dietro, sembrava essere contenta di questo mio comportamento, non si ritraeva mai al contatto anzi.
Alla fine della serata fui invitato nella loro grande casa Bolognese.
Era una casa antica con i pavimenti di graniglia di diverso colore, le stanze erano divise da porte metà legno e metà vetro, arredata benissimo tra mobili d’antan e pezzi moderni, c’era un bell’impianto stereo con giradischi.
Paolo mise su un bel disco mentre Silvia andò a mettersi comoda.
Riapparve in biancheria intima nera di pizzo e una vestaglia di seta indossata in modo che le spalle e parte della schiena fossero scoperte fino al reggiseno.
Si accomodò tra di noi sul divano, la vestaglia si aprì sulle gambe era scalza e teneva i piedi sulle punte, profumava in maniera provocante, voleva essere provocante.
Dava la schiena a Paolo che cominciò ad accarezzarla, lei si abbandonò alle sue mani.
Gli sfiorai le gambe, una scossetta le fece venire la pelle d’oca sulle cosce, gli feci sentire il caldo dei palmi delle mani.
Tirai un lembo della cinta della vestaglia che si aprì rivelando la sua biancheria di pizzo.
Il reggiseno copriva il suo seno di giusta misura dietro il pizzo vedevo i suoi capezzoli rosa, non aveva avuto figli, le mutandine non rivelavano nulla era depilata accuratamente.
Inserii le mie ginocchia fra le sue, e mentre Paolo continuava il suo massaggio al collo e alle spalle sfiorai il suo decoltè con le labbra, facendogli sentire il mio respiro, era calda e rilassata.
Guidò la mia testa verso il suo seno, mi invitò senza dirlo a baciarlo a stringere il suo capezzolo nelle mie labbra, era turgido aveva il sapore floreale del suo profumo.
Le mie mani scivolarono sui suoi fianchi, volevo capire cosa desiderava.
Baciò sulla bocca Paolo, si alzò mi prese per mano e mi guidò nella stanza da letto.
La seguii in silenzio vedevo a sua schiena nuda e la vestaglia sventolante da dietro che si manteneva sulle braccia e i suoi piedi nudi che indicavano la strada.
Entrò nella stanza, lasciò cadere la vestaglia, si stese sul letto a pancia sotto con il viso rivolto verso di me.
Potevo seguire la linea sinuosa del suo corpo, aveva le caviglie incrociate.
Mi avvicinai, le accarezzai la curva alla base della schiena, le scostai i capelli sull orecchio, le sussurrai di quanto fosse bella, le baciai i capelli morbidi dietro l’orecchio.
Lei si girò si mise supina, con la mano dietro le spalle le sganciai il gancetto del reggiseno glielo tolsi, mi persi tra i suoi seni, mentre scendevo sul suo ventre con la mia mano.
Le mutandine non furono un ostacolo, mi intrufolai tra le sue labbra, era bagnata, pronta e desiderosa, la accarezzai dolcemente, non entrai non meritava questa profanazione volgare.
Volevo assaggiarla, scesi con le labbra le chiusi sulla sua clitoride, era turgida, lei fremeva e inarcava la schiena e piegava le gambe, era leggermente salata, la sua pelle profumava di lampone, incenso e legno, era inebriante stare li a darle piacere.
L’atmosfera ovattata della camera, il silenzio della notte e il profumo del sesso e i miei baci la sciolsero in un orgasmo.
Risalii la baciai avevo il suo sapore sulle mie labbra, lei apprezzò, aprì le gambe e mi accolse dentro di sé.
Si muoveva ritmicamente, sapeva come contrarre i muscoli, mi alzai sulle braccia per guardarla, lei non distolse lo sguardo, fu lei a penetrarmi con quegli occhi marroni, mi fermai rimasi qualche secondo a guardarla, lei sorrise e mi affondò le unghie nella schiena e mi incitò a muovermi.
Chiusi gli occhi mentre accelleravo il movimento, ero alla fine rallentai non volevo che finisse, se ne accorse, mi spinse il bacino contro e contrasse violentemente i muscoli pelvici, mi sciolsi dentro di lei, accolse tutto, scivolai fuori e la alleviai del mio peso, rimanemmo in silenzio a fissare il soffitto, nessuno di noi fumava.
Nell’oscurità della stanza sentii la colonia di Paolo che entrava, si sdraiò al suo fianco e la baciò si sorrisero erano anzi eravamo contenti, lei ci strinse le mani ad entrambi e scivolammo nel sonno.

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