HISTORIA TìTULO: la prima notte con Stella 
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la prima notte con Stella

by collant68
Visto: 390 veces Comentarios 6 Date: 27-01-2023 Idioma: Language

Dopo qualche giorno di corteggiamento, messaggini, cose dette con le canzoni, fotine e fantasie,
Stella si decise ad incontrarmi, ma per “una cena” disse non voglio andare oltre.
Prenotai nel più bel ristorante di Roma, su a Monte Mario, dalla terrazza si vedeva la città eterna ai nostri piedi, dal tevere al cupolone.
Volevo che fosse una serata speciale, andai in centro e le comprai un abito nero con le spalline e un paio di sandali con tacco 12 che arrivavano alla caviglia, di pelle intrecciata e con la suola rossa.
Una confezione di profumo “AttrapeReves” di LV – cacao, peonia, litchi, zenzero e bergamotto.
Tutto avrebbe dovuto essere perfetto.
Misi tutto in una scatola e glielo feci recapitare nel pomeriggio, allegai anche un biglietto : “La passione della lussuria sarà servita; essa pretende, essa milita, essa tiranneggia.” De Sade
Alle 20.00 in punto mi presentai sotto casa sua, con uno squillo l’avvisai del mio arrivo.
Dopo qualche minuto mi apparve in tutto il suo splendore, aveva i capelli alzati sul collo, e le spalle scoperte, era bellissima come l’avevo disegnata nella mia mente.
Dopo quindici minuti circa entrammo nella hall dell’hotel che ospita il ristorante ci avviammo all’ascensore e salimmo all’ultimo piano, l’ascensore si era riempito del suo profumo che sembrava cucito sulla sua pelle, ma mi permisi solo di sorriderle e sfiorarla leggermente.
Al suo ingresso in sala ebbi la sensazione che tutti smettessero di parlare per ammirarla, riempiva la sala solo con il suo sorriso e la sua camminata elegante.
Aperitivo e cena scorsero via troppo velocemente, lei fu affabile, sensuale, simpatica, mi chiese della mia passione per i profumi e per la musica mi confessò che ogni giorno era ansiosa di sapere quale canzone le avessi inviato.
Alla fine della cena facemmo il percorso inverso per ritornare alla macchina, l’ascensore dorata si mosse verso il basso, lei si girò verso di me mi guardò negli occhi e mi apri una mano e mi donò, con mia grande sorpresa, le sue mutandine.
Le strinsi con la mano e me le portai al volto e aspirai il suo odore misto alla fragranza che le avevo regalato, era una droga allucinogena.
Le chiesi se avesse voluto venire nel mio appartamento a bere ancora qualcosa prima di rientrare a casa, accettò.
Una volta in casa misi un disco “unplugged” di Eric Clapton, aprii una bottiglia di champagne e le versai un calice.
Il vino fresco fece il suo effetto, scaldandole il collo e le guance, mi avvicinai le misi la mano sul collo e la tirai a me.
Le mie labbra assaggiarono la sua pelle delicata dietro le orecchie poi la turgidità delle sue labbra appena schiuse.
Le presi la mano e la condussi verso la mia camera da letto.
Solo una lampada in un angolo dava una luce soffusa lasciando in penombra il letto e la maggior parte della camera.
Mi avvicinai alle sue spalle, volli stringerle una benda sugli occhi, mi lasciò fare.
Le abbassai le spalline del vestito che cadde ai suoi piedi, era nuda, accarezzai quel corpo perfetto, morbido, caldo, mi lasciò fare.
Con delicatezza la feci stendere sul letto, con un’atra fascia di seta le legai i polsi al letto, mi sembrava interdetta e impaurita, la tranqullizzai sussurandole all’orecchio che non ci sarebbe sato alcun pericolo solo piacere.
Bevvi un sorso di champagne e lo divisi con lei baciandola, aveva il collo arrossato dal caldo e dall’eccitazione, presi un cubetto di ghiaccio dal secchiello me lo misi tra le labbra e passai prima sulle labbra, il collo, il seno, i capezzoli reagirono al freddo come la sua pancia piatta, sembrava tremare ora, le baciai l’ombelico scesi giù le baciai le cosce nella parte interna quella più morbida.
Potevo avvertire la sua eccitazione, salii di qualche centimetro mi avvicinai al suo sesso, era perfettamente depilato, le labbra erano schiuse, sentivo il suo odore, la cominciai a baciare
occupandomi della sua clitoride, mentre la baciavo le stringevo i seni, lei inarcò la schiena al momento dell’orgasmo e mi strinse violentemente tra le sue cosce.
La baciai dolcemente sulla bocca, assaggiò il suo sapore misto al mio, era terribilmente eccitante.
Mi accolse dolcemente dentro di se, era calda, bagnata, liscia, accogliente, cominciammo a muoverci insieme come si fa in un ballo lento, volevo godere con lei il più a lungo possibile, lei assecondò i miei movimenti, ad ogni piccolo spasmo mi conficcava le sue unghie rosso scuro nella schiena, provavo un misto di dolore e piacere.
Le tolsi la benda dovevo guardarla negli occhi marroni, profondi ammalianti, mi guardò anche lei con sfida e mi strinse violentemente le cosce sul sedere.
Mi piaceva questa sua voglia di sottomettermi, le slegai polsi, con un colpo di reni ribaltò la situazione ora era lei sopra di me, mi bloccò i polsi con il suo peso e mi baciò e poi mi diede un piccolo morso sul labbro inferiore, dolore e piacere.
Si muoveva su di me in maniera incredibile, sentivo il suo calore e il suo piacere colare lungo il mio sesso.
Riuscii a liberami dalla sua presa quando ebbe un orgasmo particolarmente forte.
Le presi i capelli con la mano e la constrinsi a girarsi, stese le braccia sul letto e poggiò la guancia sul cuscino, aveva i capelli incollati al collo e al viso, mi offriva tutto di lei.
La accarezzai tra le gambe, si bagnò ancora, sfiorai più su, sussultò ma non si ritrasse.
Punii quell’offerta così esplicita con un ceffone sul culo, reagì aprendosi ancora di più, un altro ceffone fece un gemito, le presi i fianchi e la penetrai profondamente e decisamente.
Mi muovevo con forza e ritmo, lei mordeva e tormentava il cuscino, si contrapponeva con forza alle mie spinte, era diventato un sesso istintivo ma immensamente piacevole.
Esplosi dentro di lei e rimasi immobile, l’abbracciai da dietro e mi stesi su di lei.
Il mio petto si muoveva velocemente, lei adattò il suo corpo al mio e ci addormentammo.
Per quella notte era stata mia, ma non mi apparteneva.
Il mattino successivo trovai un biglietto sul suo cuscino :

Abbi cura dei tuoi ricordi perché non puoi viverli di nuovo – Bob Dylan

STELLA


Stell

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