STORY TITLE: L’ALLENATORE E LA MAMMA DEL GIOVANE CAMPIONE 
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L’ALLENATORE E LA MAMMA DEL GIOVANE CAMPIONE USA language


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L’ALLENATORE E LA MAMMA DEL GIOVANE CAMPIONE

by TravelToYourMind71
Viewed: 780 times Comments 2 Date: 22-02-2024 Language: Language

Dopo aver passato i primi 35 anni della mia vita, a correre sui campi di calcio, vestendo gloriose magliette di gloriosi clubs, mi ritrovai “nel mezzo del cammin di nostra vita” a dover scegliere il mio futuro professionale, e siccome la “dritta via non avevo smarrito” decisi di restare nel mondo del calcio iniziando a fare l’allenatore di squadre giovanili.

Ciò avrebbe consentito di mantenermi in forma fisicamente e mentalmente, e rivedermi rappresentato dai ragazzini che allenavo mi faceva tornare indietro nel tempo quando anche io sognavo di diventare quello che poi sono riuscito a diventare.

Le giornate passavano spensierate, ero riuscito a plasmare il gruppo a mia immagine e somiglianza, sul campo i ragazzi riuscivano a dare tutto ciò che era nelle loro possibilità, e nel caso si usciva sconfitti erano pronti a dare la mano ai rivali che in quella partita si erano dimostrati più forti.
Arrivati alla fine del girone di andata, già si iniziavano ad intravedere le potenzialità dei ragazzi, ce ne erano alcuni davvero bravi per la
loro età, ed infatti se ne erano iniziati ad accorgere anche gli osservatori delle squadre più prestigiose del panorama calcistico nazionale, fu così che un giorno alla fine di una partita fui avvicinato da un emissario della squadra neroazzurra.

“Buongiorno, sono Lucio Donatelli osservatore per il sud Italia della squadra neroazzurra, se le fa piacere gradirei prendere un caffè con lei” “Perché no? Mi dia il tempo di fare una doccia” risposi intuendo già il motivo della sua uscita, feci la doccia, salutai i ragazzi e raggiunto l’osservatore, ci incamminammo verso il bar adiacente lo stadio.

“Guardi sarò breve e diretto” attaccò il signor Donatelli, girando il caffè fumante, appena servito, “Meglio mi piacciono le persone dirette” aggiunsi io mentre da buon atleta sorseggiavo il succo di frutta appena stappato, “Sono venuto qui perché abbiamo avuto delle ottime referenze sul numero 9 della sua squadra, e vorremmo invitarlo a Milano per un provino tecnico”.

“Mi dia il tempo di parlare con la sua famiglia” risposi contento del primo successo da excalciatore, “Faccia con comodo, questo è il mio biglietto da visita, mi contatti appena ha delle novità” replicò il signor Donatelli, salutandomi.

Il giorno dopo arrivai al campo di allenamento 10 minuti prima del solito, per attendere il ragazzo e per parlare con chi lo avesse accompagnato, quindi rimasi sul portone di ingresso, ed ad uno ad uno salutai i ragazzi invitandoli a cambiarsi e ad aspettarmi, finalmente arrivò Marco, il numero 9, era accompagnato dalla mamma, una splendida 40enne alla moda, alta, con capelli neri ed occhi chiari.

“Ciao Marco, chi è questa bella signora che ti ha accompagnato?” “Sono la mamma” rispose lei anticipando il figlio e ringraziandomi per il complimento visibilmente apprezzato, “Piacere, il mio nome è Nicola, sono l’allenatore di Marco, e cercavo giusto qualcuno della famiglia per una importante comunicazione” “Il piacere è tutto mio, il mio nome è Federica, ma mi dica cosa è successo di tanto importante? È grave?”.

“No no niente di grave anzi, sono stato contattato da un osservatore della squadra neroazzurra che vorrebbe invitare Marco a Milano per un provino tecnico” “Guardi ora non ho molto tempo, devo andare al lavoro, perché non viene a trovarmi a casa domani mattina, le offro un caffe e parliamo più dettagliatamente di questa novità” replicò con un sorrisetto malizioso, “Va bene dopo accompagno Marco a casa così mi faccio spiegare pure dove abita” aggiunsi salutandola.
Finito l’allenamento, tornai a casa, dove da scapolo vivevo da solo, e pensai all’incontro che avevo avuto con la mamma di Marco, mai avrei pensato che allenando campioncini in erba, avrei ricevuto anche il piacere di incontrare delle belle donne, mamme dei miei allievi.

La squadra che mi era stata affidata era in effetti composta da ragazzi tra i 10 ed i 12 anni, per cui mediamente le mamme erano nella fascia 35/45 quella alla base di tante fantasie sessuali, per la convinzione che “mature is better” perché l’avvenenza fisica è spesso accompagnata da tanta esperienza “pratica”.
Federica, mi aveva colpito per la sua bellezza fisica, non lo nego, eccitando i miei pensieri, ma cercando di restare tranquillo mi misi a letto, aspettando il mattino seguente. Suonata la sveglia, feci la doccia, mi profumai e misi il vestito delle feste, ci tenevo a fare bella figura, pur nel rispetto di Marco e della sua famiglia.

Da calciatore ero stato sempre uno impulsivo, uno in grado di fare goal incredibili e di sbagliarne altri ancora più incredibili, diciamo che l’estro e la fantasia non mi erano mai mancate, e così l’estro mi suggerì di passare prima dal fioraio per prendere un bel fascio di rose da portare a Federica come gesto di galanteria.

Arrivato davanti al portone, citofonai “Chi è?” rispose Federica, “Sono Nicola” aggiunsi io, “Salga al quarto piano” e mi apri il portone. Il palazzo era molto ben tenuto, sull’uscio di casa era scritto “Arch. Noschese” il che mi spiazzò non poco perché il cognome di Marco era Coletti ed infatti rimasi qualche secondo sul pianerottolo, finché non si aprì la porta e comparve Federica.

Bella, alta, finemente vestita o svestita a seconda dei punti di vista, catturò il mio sguardo ed i miei pensieri, “Pensavo di aver sbagliato piano” interruppi il silenzio imbarazzante ed imbarazzato, “Perché?” rispose Federica, “Ho letto Arch. Noschese, ma ricordavo che Marco fa Coletti di cognome” “Entri, poi le spiego” e chiuse la porta.

Le consegnai il mazzo di fiori, ricevendo in cambio un sorriso di gratitudine e ci accomodammo sul divano, e mi offri da bere, solitamente non bevevo alcolici, ma accettai un bicchierino di liquore accompagnato da cioccolatini e finissima pasticceria, “Mi permetto di darle del tu perché potrebbe essere una mia coetanea” esordii cercando di celare dietro la galanteria il complimento “Non siamo coetanei, ma anche io preferisco darti del tu” rispose con un sorriso Federica.
“Forse non lo siamo, ma i suoi anni se li porta davvero molto bene” continuai nel mio attacco, “Grazie, mi fai diventare rosso, non sono più abituata a ricevere complimenti, o quanto meno se li ricevo non riesco ad ascoltarli” ribatté compiaciuta, “Strano, eppure non è facile trovare una donna così bella, elegante e sensuale in un mondo in cui la volgarità si spreca”, “Sai la mia vita non è stata facile, ma parliamo di Marco” concluse per togliersi dal piacevole imbarazzo.
Forse ero stato troppo audace nel portare subito il discorso su altri binari, del resto era solo la prima volta che parlavo con Federica, forse dietro quel sorriso così dolce ci doveva essere una vita meno mielosa, fatto sta che felice del gradimento ricevuto alle mie avances, introdussi l’argomento Marco: “Guarda Federica, l’altro giorno è venuto un osservatore della squadra neroazzurra al campo, a chiedermi informazioni su Marco, perché vorrebbero invitarlo a Milano per un provino tecnico” .

“Lo sapevo” esclamò con un sorriso amaro “Marco è tutta la mia vita e Milano non è dietro l’angolo, io già mi sento troppo sola, senza di lui non riuscirei più a sorridere” continuò, aggiungendo un pezzo di puzzle ai dubbi che avevo maturato in me sulla sua vita meno mielosa, per trovare conferma ai miei dubbi in modo forse troppo sadico replicai “Ma potresti con tuo marito trasferirvi a Milano e seguirlo, tu sei un architetto e guardando la tua casa devi essere anche abbastanza brava, a Milano potresti trovare anche la tua svolta professionale, comunque non fasciarti la testa prima del tempo, anche perché è un semplice provino nulla più per il momento”.

“Passi per il semplice provino, ma secondo te perché sulla porta c’è scritto Arch. Noschese e non Fam.Coletti?” la risposta, o meglio la speranza di quel perché ce l’avevo da quando ero arrivato sull’uscio della porta, però da ipocrita pur senza malizia replicai “Forse perché è il tuo studio professionale” “Questa è casa mia, quella che mi sono comprata con il sudore della mia fronte, quella in cui da ragazza madre, ho cercato di crescere con tanto amore Marco, perchè sai quando a 30 anni dopo aver passato una vita sui libri ti ritrovi sedotta ed abbandonata o ti lasci andare a te stessa oppure lotti con il coltello tra i denti, io ho preferito lottare”.

Vedendola così scossa, mi avvicinai e replicai “Hai fatto bene, sei una grande donna, anche io seppur in modo più leggero ho lottato tutta la vita sui campi di calcio” accarezzandole la mano, la sentivo vibrare, era una donna molto sensibile, e seppur in pubblico non lo avevo mai mostrato anche io lo ero, ed infatti quando incrociammo i nostri sguardi, ci ritrovammo con gli occhi lucidi.
Lei mi strinse la mano ed aggiunse “Nicola, io ho bisogno di molto affetto, fino ad ora ho incontrato solo bastardi nella mia vita che hanno approfittato della mia sensibilità, ma io mi sento una donna che ha ancora molto da dare e che vorrebbe anche qualcosa diversa dalle sofferenze da ricevere” , la abbracciai a me la strinsi forte e le dissi “Avrai quello che meriti, e meriti tanto” alzai la sua testa dal mio petto e ci ritrovammo in un lungo ed appassionato bacio.

Ormai l’attrazione fisica e mentale era arrivata al punto di non ritorno, le nostre lingue si scambiavano emozioni come se si conoscessero già da una vita, le nostre mani destre erano strette a stabilire un contatto che partendo dal cuore potesse trasmettere le azioni necessarie per i nostri orgasmi al cervello, le mani sinistre esploravano il resto dei nostri corpi, e così mentre la mia mano sinistra risaliva lungo le sue gambe accarezzandole fino ad arrivare ad incontrare la minigonna di Federica, sentivo la sua mano sinistra scendere dal mio petto per arrivare giù fin su il mio organo sessuale ormai già duro.

Sollevai la minigonna e con la mano sinistra mi avvicinai al suo organo sessuale, mi sorpresi nel constatare che non indossasse le mutandine ed infatti in men che non si dica, arrivai con il dito medio sul suo orifizio ormai già bagnato, la penetrai leggermente e sentii la sua bocca mulinare ancor più energicamente, era l’eccitazione che si stava impadronendo delle nostre menti, ed infatti ad una mia successiva penetrazione più profonda Federica quasi a prender fiato, si stacco dalla mia bocca ed esclamò “Siiiiii voglio fare l’amore con te”.

“Guarda che già lo stiamo facendo” esclamai io, “Lo so, ma il tuo dito non mi basta, voglio sentire il tuo cazzo dentro di me” esclamò lei inginocchiandosi davanti a me e togliendomi i pantaloni prese il mio cazzo lo baciò e se lo portò in bocca iniziando un appassionato fellatio in cui alternava sapientemente l’uso della lingua e delle labbra portandomi all’eccitazione più estrema ad un passo dall’orgasmo.

Orgasmo trattenuto il più a lungo possibile perché Federica mi piaceva e non poco, e perché a letto ma anche nella vita mi piace essere altruista e non egoista, e per questo quando sentii l’orgasmo vicino, staccai delicatamente Federica dal mio cazzo e le dissi: “Fede, ma a te piace solo darlo il sesso orale o anche riceverlo?” lei facendomi un occhiolino che non ammetteva equivoci esclamò: “Tu che dici Amore?”

“Io non dico, faccio” e mi alzai facendo accomodare Federica nella posizione seduta sul divano che fino a quel momento era stata mia, le aprii delicatamente le gambe, ed inizia a baciarle la figa, già bagnata dolcissima e rasatissima, continuai per molto tempo, del resto dare sesso orale è la mia attività sessuale preferita, perché mi piace vedere la mia donna dal basso in alto, fremere, tremare, impazzire dal piacere.

Ad ogni passata di lingua sentivo Federica aumentare il ritmo e l’intensità dei suoi gemiti, ad ogni bacio con aspirazione delle labbra sentivo Federica vibrare come una corda di violino, quando poi la mia lingua andava in penetrazione, Federica mi stringeva la testa quasi a scoppiarmela come si fa con un palloncino.
Ormai preda degli orgasmi, con una mano mi allontanò dalla sua figa e mi disse: “Non ti sembra sia arrivato il momento di una bella penetrazione? Voglio sentire il tuo cazzo rompermi tutto” Era la prima volta che si lasciava andare ad una frase tanto esplicita, ma gli orgasmi ormai si erano impadronita di lei facendo emergere la parte volgare che ogni essere umano ha ma che per pudore o educazione mette quasi sempre da parte nella sua vita pubblica.

Così mi fece sedere sulla comoda poltrona in pelle del suo ufficio, e salì sulle mie gambe accogliendo il mio cazzo dentro la sua figa ormai più che lubrificata, portando la sua lingua ad esplorare la mia, avevo i suoi seni turgidi che strisciavano lungo il mio petto, eccitandomi e non poco, così mi staccai dal bacio e iniziai a baciare, leccare e succhiare i suoi capezzoli, evidentemente uno dei suoi punti erogeni, perché più li succhiavo e più Federica andava giù e su lungo il mio cazzo, più li baciavo e più profonde erano le sue corse, più li leccavo e più forte a se mi stringeva.

Ero pronto ad esplodere nel mio orgasmo, Federica se ne accorse, e “No non venirmi dentro, preferisco che tu mi venga altrove” così si inginocchiò afferrò il mio cazzo ormai più gonfio che mai, se lo portò in bocca e gli diede gli ultimi colpi di grazia, “Guarda che sto per arrivare” le dissi nel caso non gradisse il mio sperma, ma lei capendo il mio intento replicò: “Guarda che mi sono messa qui proprio per questo, non voglio perdermene una goccia” non fece in tempo ad esclamare questa frase che il mio sperma le inondò la faccia e la bocca.
Con la bocca ancora piena di sperma, ansimante, facendomi un occhiolino mi disse: “Ho deciso CI trasferiamo con Marco a Milano……..”

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